L’indagine congiunturale di Confartigianato Udine.
Tiene la fiducia delle imprese artigiane nella propria azienda. Anzi, cresce. A dispetto dell’annus horribilis 2020, gli artigiani friulani continuano a scommettere su se stessi. Su una scala da 1 a 10, a gennaio 2021 è pari a ben 7,54 il voto sulla fiducia rispetto alla propria attività, il dato più alto da gennaio 2015. Al contrario resta insufficiente la fiducia nel sistema Paese, con un voto pari a solo 4,1 su 10. L’87,5% delle imprese artigiane non ha mai pensato di chiudere a causa della crisi, nonostante una su tre non ne veda il termine entro l’anno.
Non si scambi la fiducia per un mancato impatto del virus con il quale le imprese si preparano a fare i conti almeno fino alla fine del 2021. La percentuale di imprenditori che prevede un’attività a regime ridotto per tutto l’anno in corso e un ritorno alla normalità solo dal 2022 è pari al 22,5% nelle costruzioni, al 33,3% nelle manifatture e del 40,8% nei servizi. Tra i problemi che sono pesati di più nel corso dell’anno passato, ai primi tre posti ci sono i ritardi nell’erogazione della Cassa integrazione/Fsba (49,4%), il crollo del giro d’affari per le restrizioni imposte da Governo e Regione (46,1%) e la chiusura degli uffici della pubblica amministrazione o la riduzione delle ore di apertura (45,2%).
Sono alcuni dei dati presentati nella sede di Confartigianato-Imprese Udine nell’ambito della 30esima indagine congiunturale dell’artigianato in provincia di Udine curata dal responsabile dell’Ufficio studi dell’associazione, Nicola Serio, sulla base di 625 interviste ad altrettante imprese artigiane tra il 12 gennaio e il 4 febbraio. Presenti l’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, e il presidente di Confartigianato Udine, Graziano Tilatti.
“Tra tanti indicatori negativi il dato che balza all’occhio è quello della fiducia delle imprese, che nonostante l’anno terribile che ci siamo lasciati alle spalle continuano a stringere i denti e a scommettere su se stesse, pronte a rigettarsi a capofitto nel lavoro, che è la nostra bandiera. Se siamo riusciti a calmierare le perdite e avremo benzina per ripartire lo dobbiamo alla nostra resilienza, ma anche alla Regione che ci è stata sempre vicina e ci ha sostenuto con eccezionali ristori, andati ben oltre le sue ordinarie capacità di spesa – ha detto Tilatti ringraziando l’assessore Bini anche per Sviluppoimpresa – che speriamo di poter utilizzare da subito, per un successo suo e nostro”. Rispetto all’ipotesi di nuove restrizioni, Tilatti è chiaro. “Oggi – ha proseguito – il tema è che bisogna vincere il virus. Sono contrario a continui stop&go, si ponderino le decisioni sulla base di dati certi, scientifici, e poi di prendano le dovute contromisure, senza dimenticare però chi ne fa le spese. Dobbiamo continuare a sostenere le imprese. Loro ci credono, a noi il dovere di crederci con loro”.
Tornando alla congiunturale, la percentuale delle aziende con fatturato in calo nel 2020 è esplosa, passando da poco più di una su quattro (28%) del 2019 a tre su quattro (74%) dell’anno scorso. Un dato senza paragoni nel corso degli ultimi 15 anni, fatto salvo il 2020 infatti il dato peggiore lo si era registrato nel 2014 con il 52% delle aziende che avevano dichiarato d’aver avuto una riduzione di fatturato. Come in una bilancia, se da un lato aumentano le imprese che vedono calare il fatturato, diminuiscono quelle che ne registrano l’aumento o quantomeno la stabilità. La quota degli artigiani che tengono è passata dal 72% del 2019 al 26% del 2020. Il saldo d’opinione si conferma il peggiore dal 2006: la differenza tra le imprese che dichiarano fatturato in crescita e in calo è pari a -59%. La pandemia con tutti i suoi effetti sull’economia ha trascinato nuovamente il saldo in zona rossa, interrompendo la serie di saldi positivi degli anni 2017-2019. In leggero calo le imprese artigiane che hanno operato sui mercati esteri: 27% contro il 28% del 2019.
La perdita totale di fatturato per le 13.513 imprese artigiane della provincia di Udine è pari a circa 330 milioni di euro. Proiettata a livello Fvg, sulle 27.539 imprese artigiane, tocca i 659 milioni di euro. In media sono stati bruciati circa 26mila euro per azienda, in percentuale il calo è pari a-10,8% (-17,1% se non si considerano impianti e costruzioni). Se si allarga il campo a tutte le imprese le perdite si moltiplicano in modo esponenziale arrivando a 7,9 miliardi di euro, di cui l’8,4% a carico delle imprese artigiane.
Mosca bianca in un mare di perdite sono gli impiantisti che segnano una variazione media del fatturato nel 2020 sull’anno precedente del +18,7%. Il resto dei settori chiude in contrazione, più o meno forte. Chi paga di più, in termini di contrazione percentuale, il prezzo al Covid e alle restrizioni imposte dal Governo nel 2020, sono le imprese del settore benessere e servizi alla persona che l’anno passato hanno perso in media 15mila euro (-22,5%). Seguono le manifatture (-18,4%), i trasporti e le autoriparazioni (-16,8%), i servizi alle imprese (-12,2%) e da ultimo le costruzioni (-8,8%).
Nel 2020 peggiora anche l’occupazione, già in calo dello 0,7% nel 2019 sul 2018, è decresciuta ancora l’anno scorso dell’1,9%. Anche qui, l’unico settore in controtendenza è quello degli impianti (+7%), mentre perdono tutti gli altri. Benessere e servizi alla persona in testa (-13,4%), seguito dai trasporti e autoriparazioni (-4,3%) e dalle manifatture (-3,2%). L’87,7% dei dipendenti sono assunti a tempo indeterminato, il 12,3% con contratti a termine, di somministrazione o apprendistato.