Il Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa.
L’appartenenza alla rete ha aiutato le imprese retiste a fronteggiare gli effetti della pandemia, ma soprattutto la rete ha permesso ai singoli partner di sviluppare nuove competenze e migliorare la trasformazione tecnologica e digitale. È quanto emerge dal terzo Rapporto dell’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa, a cui partecipano InfoCamere, RetImpresa (Confindustria) e il Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia. “Il fenomeno delle reti – afferma Anna Mareschi Danieli, vicepresidente di Confindustria Udine con delega alle Reti d’impresa – ha fatto registrare una crescita costante anche nell’ultimo anno, collocando il FVG, anche questa volta trainato dalla performance della provincia di Udine, ai vertici della classifica nazionale per propensione retista. Un dato che conferma la resilienza del nostro sistema industriale e la validità di una formula di collaborazione tra aziende pensata proprio per un tessuto produttivo composto in prevalenza da piccole e medie imprese, che hanno bisogno di crescere. In questo contesto, la crisi ha reso ancora più evidente la validità del modello economico e giuridico fondato su una strategia di collaborazione fra imprese e di condivisione di obiettivi, strumenti e piani operativi ben definiti e monitorabili”.
Secondo i dati del Registro Imprese elaborati dall’Ufficio studi di Confindustria Udine, il 31 dicembre 2021 i contratti di rete in Friuli Venezia Giulia hanno raggiunto quota 476 (+11,2% rispetto al 2020), coinvolgendo 2.139 imprese (+13,3% la variazione annua; in Italia +10,0%). Dal punto di vista della vocazione retista delle regioni il primato spetta al Friuli Venezia Giulia, dove il rapporto tra imprese in rete e sistema imprenditoriale locale è di 199 imprese ogni 10mila registrate, che supera non di poco il Lazio (148 imprese) che occupa la seconda posizione. In Italia la media è 65.
Spostando l’analisi sulla propensione retista dei territori provinciali, il primato assoluto a livello nazionale spetta a Viterbo (316 imprese retiste ogni 10mila registrate in provincia), che divide il podio con Udine (218) e Pordenone (202). A seguire troviamo Frosinone (196), e Gorizia (193). Subito dopo viene il terzetto Latina (184), Rieti (165) e Trieste, che condivide la posizione con Siena (141) e Roma (112) a chiudere. La maggior parte dei contratti di aggregazione hanno la forma del contratto di rete senza soggettività giuridica (90,1% in FVG, 85,1% in Italia). Si osserva in FVG una netta prevalenza delle aggregazioni uniregionali, 62%, rispetto a quelle multiregionali, 38% (in Italia uniregionali il 72% delle reti).
Emerge, tra il 2014 e il 2021, una contrazione delle reti che coinvolgono imprese che operano in settori differenti, favorendo la diffusione delle reti unisettoriali. Se in termini assoluti le microimprese (fino a nove addetti) rappresentano oltre la metà del totale delle imprese retiste, a registrare una spiccata vocazione per i progetti di aggregazione sono le imprese con classi dimensionali superiori, dove il tasso di incidenza delle aziende retiste rispetto al sistema imprenditoriale raggiunge livelli particolarmente elevati. In Italia nelle grandi imprese (250 addetti e più) la propensione ad aggregarsi risulta di 1.215 imprese per 10 mila registrate (47 per le microimprese, 320 per le imprese da 10-49 addetti, 656 per le imprese da 50 a 99 addetti).
Un’indagine condotta dall’Osservatorio nazionale sulle reti d’impresa ha evidenziato che le reti tendono ad essere prevalentemente verticali e per istituzionalizzare relazioni pregresse. Il 35,7% delle reti si forma per accrescere il potere contrattuale mentre cresce e arriva ad oltre il 23% delle reti la scelta di aggregarsi per partecipare a bandi e appalti. Il 21,2% delle reti nasce per attività di marketing congiunto e il 17,4% per creare un brand di rete, il 19,5% per condividere acquisti, il 19,1% per sviluppare nuovi prodotti e il 17,4% nuovi processi, il 17% per ridurre i costi di produzione e il 12,4% per esigenze di formazione.
Dall’indagine emerge anche che reti performanti sono costituite da partner simili come mercato di riferimento e che le imprese in rete sono propense a rinnovare la rete che non sembra rappresentare uno step intermedio verso nuove aggregazioni in rete o altre forme contrattuali di aggregazione, come fusioni o joint venture. Il contratto di rete rappresenta infine uno strumento adatto a supportare le startup, che si configurano in prevalenza come microimprese. La rete consente alle startup di incrementare l’acquisizione di competenze tecniche e professionali, di potenziare relazioni e reputazione, di ampliare le attività di formazione e skillmanageriali, nonché di ottimizzazione i costi di gestione.