La delusione in Fvg per il Decreto sostegni.
Chi si aspettava un provvedimento risolutivo è rimasto deluso. Gli indennizzi in arrivo per le attività in Friuli Venezia Giulia con il Decreto Ristori voluto dal governo assomigliano, per molti, a briciole o poco più.
Il meccanismo di calcolo degli indennizzi, oltre a lasciare fuori chi lamenta un calo di fatturato inferiore al 30%, farà arrivare nelle casse di liberi professionisti e imprese ben poco denaro. E così, anche in Fvg i malumori non mancano. “È una coperta corta – premette Antonio Dalla Mora, presidente di Fipe Confcommercio Udine che segue i pubblici esercizi -. L’ampliamento della platea di beneficiari implica la riduzione del contributo a fondo perduto per ciascuna realtà produttiva. Si era parlato anche di coprire i reali costi fissi, idea poi passata in secondo piano per l’esigenza di fare presto”.
Per Dalla Mora, la soglia del 30% “equivale a uno sbarramento che taglia fuori troppe imprese. È un valore che non soltanto non rappresenta l’utile netto, ma nemmeno il margine operativo lordo”. A conti fatti, qualcuno si ritroverà in tasca poco più del minimo – 1.000 euro – promesso dal governo nel Decreto Sostegni “e certamente – dice il rappresentante Fipe – meno di quanto sperassimo di ottenere. Se questi fondi – incalza – servono per sanare uno o due mesi di perdite ben vengano, ma non si pensi che bastino a rimettere in pista le aziende. Ci vogliono interventi anche sulle imposte: il 16 marzo abbiamo dovuto pagare i contributi Inps sospesi a novembre, senza altre proroghe”. Intanto, nei locali si lavora per farsi trovare pronti alla riapertura: molti approfittano della chiusura per manutenzioni o per studiare nuove forme di servizio. “Un plauso alla categoria che ho l’onore di presiedere – conclude Dalla Mora -, non siamo persone che si piangono addosso, ma ci rimbocchiamo le maniche”.
“Ci aspettavamo molto di più – sintetizza Graziano Tilatti, presidente di Confartigianato Fvg -, auspichiamo che questo sia il punto di partenza per arrivare a un intervento più massiccio“. Il malumore tra gli associati è comunque palpabile “anche perché – prosegue Tilatti – alcune categorie sono rimaste fuori. Non è facile accontentare tutti, di questo ce ne rendiamo conto”.
Il presidente di Confartigianato traccia un’altra strada: “Abbiamo proposto un finanziamento al 100% pari al fatturato 2020, da restituire in 20 anni a tasso zero alle banche – conclude -. Così, non si andrebbe a incidere sulle finanze pubbliche e le imprese potrebbero pagare dipendenti, fornitori e contributi. Si creerebbe così un’economia virtuosa, con benefici anche per le casse pubbliche e ogni anno lo Stato potrebbe aiutare, per quanto possibile, le aziende private”.