Giuliano Luvisoni dell’omonima azienda di Martignacco.
L’industria friulana del legno perde uno dei suoi storici pionieri. E’ mancato, infatti, questa mattina, Giuliano Luvisoni, fondatore nel 1966 della G. Luvisoni & Co. di Martignacco, che vanta oramai 54 anni di attività nella commercializzazione del legname, che ricerca e seleziona in tutto il mondo.
Giuliano Luvisoni, nato a Udine il 24 settembre 1929, aveva da poco compiuto 91 anni. Si era diplomato in Ragioneria all’istituto Zanon. Da bambino, durante un tragitto in treno da Udine a Tarvisio, raccontava di aver visto le cataste di legname che scorrevano veloci come le immagini di un film e di aver fantasticato.
“Quel viaggio mi ha stregato – diceva – e oggi mi sento un uomo fortunato perché ho realizzato il sogno della mia vita creando un’azienda che commercializza il legname con il mio cognome: G. Luvisoni”. Nel corso degli anni, Giuliano era stato affiancato alla guida dell’impresa dal figlio Piero, attuale amministratore delegato, dalla sorella Anna Teresa con il marito Andrea, da Alessandro e Antonio, figli del cognato e socio Wilde Caprile, prematuramente scomparso. Negli anni ’70 il legname proveniva quasi esclusivamente dall’Austria; poi, negli anni ’80, l’azienda scoprì nuovi e inesplorati mercati di approvvigionamento come Indonesia, Malesia, Africa e Nord America.
Oggi la G. Luvisoni commercializza il legno per produttori italiani di mobili, cornici, pavimenti, sedie, serramenti, costituendo un punto di riferimento per le falegnamerie e gli arredatori del Nord e del Centro Italia. Nel 2000 l’azienda si trasferì da Udine nella più ampia sede di Martignacco, dove ha consolidato l’efficienza di impianti e macchinari.
“Mio padre – ricorda il figlio Piero – ha sempre considerato l’azienda come una seconda famiglia e con il suo esempio ci ha trasmesso i principi dell’impegno e della serietà nel mondo del lavoro. Andava poi fiero soprattutto di una cosa: delle relazioni ultra-decennali con fornitori, clienti e collaboratori in mezzo mondo e sul fatto di esportare circa il 35% della nostra produzione”.