Aumento di fatturato per l’azienda Alfa Sistemi di Udine.
Lui è Ferruccio Meroi, presidente e amministratore delegato di Alfa Sistemi, azienda tecnologica con sede a Udine e uffici anche in Asia. Cento dipendenti e 7,5 milioni di fatturato a fine 2020, con un + 8% rispetto al precedente anno. Una laurea in Lettere moderne, un intenso percorso professionale nel campo dell’informatica e dell’organizzazione, alcune esperienze manageriali in aziende multinazionali, ed oggi alla governance di una società tecnologica che ha fondato a Udine nel 1995, con core business in system integration e consulenza applicata all’implementazione di soluzioni Ict.
Il rapporto del Censis definisce il 2020 come l’anno della paura nera. “Abbiamo sicuramente avuto, come azienda, anche momenti di incertezza – racconta Meroi –, dai quali però siamo stati in grado rialzarci e trovare le risorse morali e materiali per ricostruire un clima di normalità. Ricorrendo a strategie e processi interamente nuovi e mai sperimentati prima”.
Certo, l’anno del Covid, se di anno singolo si può parlare, ha comportato delle difficoltà anche per l’azienda udinese. “Quando il Covid finalmente se ne andrà – commenta il presidente e ad di Alfa Sistemi –, lascerà nel nostro Paese una scia di macerie. Forse, guardando gli aspetti positivi, la pandemia ci costringerà a prendere decisioni che, fino ad ora, non abbiamo avuto il coraggio di portare avanti. Ovvero ed anche, di passare dagli aiuti a pioggia e dalle spese per finanziare le spese correnti, agli investimenti mirati. Il Recovery Fund può essere l’occasione per prendere queste decisioni- ammette –, forse l’ultima chiamata. Dobbiamo essere in grado di gestire la selezione e la priorità dei temi da trattare per rendere il Paese più moderno e competitivo. Pensiamo alla digitalizzazione del Paese, alla modernizzazione del sistema produttivo, alle grandi infrastrutture, che accorcino ad esempio la distanza Nord-Sud, al sistema della formazione, alla sanità. Occasione ad esempio per ripensare al ruolo delle imprese come risorsa della società, magari aiutandole a crescere ed aggregarsi, e non come a un nemico da combattere”.
E proprio il tema della digitalizzazione ha messo in luce per Meroi “prepotenti debolezze sistemiche del nostro Paese in termini, ad esempio, di connettività, infrastrutture, strumenti digitali, sistemi informativi territoriali. Il confronto con gli altri Paesi, non solo dell’Europa e del Nord America, ma perfino dell’Asia è impietoso e merita una riflessione profonda sulle scelte strategiche di politica industriale”.
Sugli effetti immediati e del prossimo futuro legati alla pandemia, Meroi non ha dubbi. “Oltre ad aver incrementato la forbice tra le consuete categorie dei ricchi e dei poveri, aumentandone notevolmente il numero – commenta –, la pandemia ha messo in luce una contrapposizione assolutamente nuova tra l’insieme, definito dal rapporto Censis, dei garantiti e dei non garantiti, ovvero tra coloro che hanno un reddito garantito e quelli che non ce l’hanno. Durante i diversi lockdown conseguenti la pandemia, tanti fra questi non garantiti sono diventati più poveri dei poveri. Penso – conclude Meroi – che sia nostro compito e dovere impegnarci a fondo per ridurre questo divario, e migliorare il benessere complessivo della società. Modernizzazione, occupazione, meritocrazia, ambiente, formazione possono contribuire a raggiungere questo risultato”.