Il rincaro dei prezzi nella fase due.
Bar, ristoranti e attività rialzano le serrande e assieme alla fase due arrivano i primi rincari. A denunciarlo sono stati alcuni cittadini, che hanno notato le variazioni di prezzo di alcuni prodotti.
“Registriamo lievi ritocchi in alcuni esercizi pubblici: il caffè è passato da 1,10 a 1,30 euro in qualche bar, la pallina di gelato da 1,30 a 1,50. Per i parrucchieri, le differenze vanno da uno a 3 euro”, racconta Barbara Puschiasis, presidente dell’associazione Consumatori Attivi. “Non ci sono ancora giunte – precisa – segnalazioni di prezzi folli. Non potevamo aspettarci, del resto, una situazione diversa: molte attività hanno la necessità di recuperare liquidità per pagare fatture, bollette e sanificazione”.
I rincari ci sono stati e Puschiasis promette di mantenere alta la guardia a difesa dei consumatori. “Le spese a carico delle imprese non devono diventare la scusa per un’impennata dei prezzi. Ora abbiamo visto queste differenze minimali – argomenta -, ma non vorremmo si andasse incontro ad altre più sostanziose. Anche perché agli esborsi a carico delle attività possono essere abbattute grazie ai contributi statali”.
A cosa si riferisce? “Nel Dl Rilancio è prevista, per le utenze commerciali, una riduzione del 60% delle spese fisse che incidono sulle bollette nei mesi di chiusura. Non soltanto – prosegue Puschiasis -: è contemplato l’abbattimento del 60% degli affitti. Sono tante le misure in campo per aiutare le attività produttive sui costi dell’emergenza coronavirus e sui mancati introiti da lockdown. Stato e Regione i soldi in campo li hanno messi”. E se un ritocchino dei prezzi, a detta della presidente di Consumatori Attivi, ci sta, non bisogna esagerare con gli incrementi “altrimenti il consumatore, che si ritroverà a pagare le tasse, sarà costretto anche a spendere di più per i servizi. Così fosse, sarebbe cornuto e mazziato”.
Anche sui costi relativi all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, la referente dell’associazione ricorda come non siano così elevati “e lo stesso vale per le spese: i parrucchieri, per esempio, hanno dovuto adottare misure importanti, con relativi esborsi”.
“A inizio mese – conclude Puschiasis – l’Antitrust ha avviato un’indagine sull’aumento dei prezzi nei supermercati. Sarà estesa anche ad altre attività produttive. E poi, va segnalata una stortura: mentre in alcuni esercizi commerciali ci sono i rincari, nei negozi di abbigliamento sono già previste scontistiche. Due comportamenti ben diversi”.
Prende con più filosofia la questione del rincaro del caffè il presidente regionale di Confcommercio, Giovanni Da Pozzo: “Il mercato è libero – sentenzia -. Era difficile pensare che, con i costi inalterati e meno posti a sedere nei locali, non ci fossero ritocchi. Le aziende devono avere una certa marginalità. C’era da aspettarsi che ci fosse qualche incremento – conclude – ma un consumatore può sempre scegliere dove andare a bere il caffè, privilegiando un bar piuttosto che un altro”.