Le differenze di investimento tra famiglie abbienti e famiglie con portafogli minori

Da quanto emerso dal Banking Supervisory Reports di Banca d’Italia, le famiglie italiane fanno investimenti piuttosto diversi a seconda della loro possibilità economica. Le famiglie con portafogli di minore importo, quindi con meno di 50.000 euro, preferiscono i fondi comuni; le famiglie più abbienti invece, con un portafoglio superiore ai 500.000 euro, sono più propense a investire in azioni quotate che possono offrire guadagni in conto capitale più elevati rispetto alle altre, tenendo conto del diverso livello di rischio dei portafogli.

L’analisi prima menzionata ha preso in considerazione obbligazioni, azioni quotate e quote di fondi comuni detenuti dalle famiglie italiane tra il 2012 e il 2023. È interessante notare come le obbligazioni ordinarie non governative in possesso delle famiglie abbiano subito un calo drastico fino a quasi 10 volte, passando da 300 miliardi di euro a 31 miliardi di euro. Al contrario le quote di fondi comuni di investimento hanno fatto registrare un aumento portentoso, da 185 a 474 miliardi di euro.

I fondi comuni di investimento sono preferiti dalle famiglie con una capacità di investimento minore, poiché il patrimonio viene suddiviso in quote di pertinenza di più persone con una distribuzione dello stesso rischio. Sono tra gli strumenti più gettonati del momento, quindi invitiamo a leggere l’articolo di approfondimento della piattaforma onlinesim.it che spiega in dettaglio come investire in fondi comuni e come funziona questo prodotto.

Piuttosto altalenante l’andamento dei titoli di Stato, che sono prima diminuiti nel 2021, per poi risalire fino a raddoppiare nel 2023. Nel 2012 la maggior parte delle obbligazioni non governative era detenuta dalla seconda fascia di investitori, con patrimoni compresi tra 50.000 e 250.000 euro. Da allora sia questa categoria che la prima, cioè con patrimoni fino a 50.000 euro, hanno ridotto in modo significativo la loro esposizione obbligazionaria, spostando progressivamente gli investimenti verso titoli italiani, titoli di Stato e quote di fondi di investimento dell’Unione Europea.

Per quanto riguarda l’investimento in titoli di Stato, lo studio ha dimostrato che la quota investita aumenta fino al 21,7% per la prima classe, cioè con una ricchezza fino a 50.000 euro, fino al 28,7% per la classe con una ricchezza compresa tra 500.000 e un milione di euro, per poi riscendere fino al 19,7% per la classe con più di 5 milioni.

Lo studio ha inoltre evidenziato che c’è stata una diminuzione degli investimenti in quote di fondi comuni d’investimento al crescere delle partecipazioni in SSF. Nella prima fascia, fino a 50.000 euro, la percentuale di investimenti raggiunge il 56,1%, per poi scendere al 30,6% per la fascia più elevata con oltre 500.000 euro. Questa riduzione però riguarda esclusivamente i fondi comuni di investimento italiani, mentre la quota destinata ai fondi comuni di investimento UE si mantiene sul 30% fino alla classe di ricchezza compresa tra 1 e 5 miliardi.

Le azioni ordinarie, cioè i titoli rappresentativi di una quota del capitale di una società, si confermano molto popolari tra le famiglie ricche, rappresentando quasi un quarto del loro portafoglio complessivo. Inoltre tra questa classe quasi un quinto del portafoglio è composto da altri tipi di prodotti finanziari, come le cartolarizzazioni e gli ETF.