Diventa necessario programmare per il 2021.
A causa del coronavirus non ci si sposa più, e il settore del wedding va in crisi. Crollo dei fatturati e posti di lavoro in bilico questa la situazione del settore secondo il responsabile Professioni di Confcommercio Udine Fabio Passon.
L’associazione italiana organizzatori di matrimonio stima 17mila matrimoni cancellati in Italia tra marzo e aprile e altri 50mila tra maggio e giugno, con una perdita di giro d’affari già attorno ai 26 miliardi. Un settore che causa coronavirus paga immediate ripercussioni sull’occupazione e pesantissime scelte di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale già messe in atto da numerosi imprenditori per far fronte all’annullamento delle prenotazioni 2020.
Diventa necessità per le aziende della filiera wedding ed eventi di ottenere da subito linee guida per affrontare la riorganizzazione dell’attività e strumenti per riprogrammare assieme ai clienti i contratti cancellati. Nello specifico è necessario aprire un tavolo di lavoro che si aggiorni in tempo reale in merito alle disposizioni relative alla sicurezza e alle tempistiche per la ripresa del lavoro. C’è la necessità di affrontare la questione delle scadenze fiscali insostenibili per imprenditori che vedono azzerati i ricavi relativi all’anno 2020, ma che devono in qualche modo pagare gli investimenti di magazzino già in casa per l’anno in corso.
“Ripartire per il settore degli eventi – dichiara Tiziana Lucioli, presidente dell’Aiom, l’Associazione italiana organizzatori di matrimonio – non significa semplicemente fissare una data. Vista la particolarità della nostra attività, ripartire a settembre non vuol dire riprendere a fatturare, ma iniziare a riprogrammare eventi che si terrebbero nel 2021 con i conseguenti incassi tutti procrastinati al nuovo anno”.