I rischi del blocco del gas della Russia in Friuli.
Con la guerra in Ucraina, l’importazione del gas e l’aumento dei prezzi delle materie prime sono tra i temi caldi del momento. Si discute molto delle ripercussioni che un blocco dei gasdotti potrebbe avere sulle forniture energetiche. Con la primavera quasi alle porte e le riserve di gas stoccate, al momento un’interruzione del flusso di gas da parte della Russia non dovrebbe, comunque, creare problemi all’Italia come al Friuli Venezia Giulia. Le attuali scorte dovrebbero essere in grado di coprire la domanda interna per i prossimi mesi. Nell’immediato, quindi, non si dovrebbe correre il rischio di dover adottare dei razionamenti, ma questo scenario si potrebbe cambiare con l’arrivo dell’autunno.
Sostituire completamente lo sfruttamento delle risorse russe appare impossibile ed un’eventuale misura di razionamento dei consumi colpirebbe prima le industrie, ma potrebbe toccare in secondo momento anche condomini e abitazioni. Bisogna sapere che il gas russo arriva in Italia attraverso tre gasdotti. L’Urengoy-Pomary-Uzhgorod parte dalla Siberia, passa per l’Ucraina e arriva quasi in Slovacchia. Da lì, il gas arriva in Austria e viene trasferito nel Trans Austria Gas, controllato da Snam, che lo trasporta fino alla struttura che si trova a Tarvisio, in provincia di Udine.
Quest’impianto di compressione, costruito nel 1978, riceve giornalmente circa il 30% del gas utilizzato dagli italiani. Tarvisio è il più importante punto d’ingresso del gas nel Paese e qui è puntata l’attenzione dei tecnici che monitorano la situazione energetica. Per il momento i flussi sono costanti, intorno a 80 milioni di metri cubi al giorno, in linea con la media stagionale. La struttura, che ha sede a Malborghetto, ha il compito di dare al gas la forza e la spinta necessarie per immettersi lungo la rete dei metanodotti.