Dal 2008 al 2019, 5.000 dipendenti privati in più in Fvg.
Nel 2019 il numero di lavoratori dipendenti nel settore privato (esclusa l’agricoltura) del Friuli Venezia Giulia ha finalmente superato i livelli del 2008. A seguito della crisi economica si erano infatti persi circa 26.000 occupati dipendenti nel settore privato; i lavoratori subordinati erano passati da una media di 297.000 unità nel 2008 a 271.000 nel 2014, registrando una variazione negativa pari a -8,7%. Il periodo successivo è stato caratterizzato da una dinamica di segno opposto che ha riportato il numero di occupati dipendenti a quasi 303.000 unità nel 2019 (5.761 in più rispetto al 2008, pari a +1,9%).
Lo rileva un’indagine del ricercatore dell’Ires Fvg, Alessandro Russo, su dati Inps. “Bisogna comunque tenere presente – spiega Russo – che nello stesso arco temporale si è registrato un notevole calo del lavoro indipendente (che comprende autonomi, imprenditori, liberi professionisti), pertanto il numero complessivo degli occupati in regione è ancora inferiore ai livelli del 2008”.
IL RISULTATO DEL FVG È IL PEGGIORE DEL NORDEST.
Negli ultimi undici anni le altre regioni del Nordest, a differenza della nostra, evidenziano tutte incrementi significativi: in particolare il Trentino Alto Adige ha registrato la crescita più elevata in Italia, +16,8% tra 2008 e 2019. Anche a livello nazionale nel complesso sono stati ampiamente superati i valori pre-crisi (+6,7%). Quella del Fvg è una delle dinamiche peggiori di tutto il Nord del Paese, solo il Piemonte mostra una variazione inferiore (+1,4%). Il confronto 2008-2019 a livello territoriale permette inoltre di osservare che nelle province di Gorizia e Trieste il saldo è decisamente positivo (le variazioni sono state rispettivamente pari a +6,7% e +9,1%); quella di Udine è tornata ai livelli pre-crisi (+0,2%), mentre quella di Pordenone presenta ancora un divario negativo (-1,9%). Queste ultime due dinamiche, pertanto, condizionano negativamente l’intero andamento regionale.
L’OCCUPAZIONE È CRESCIUTA TRA GLI OVER 45.
Dal 2008 a oggi in regione è cresciuta soprattutto l’occupazione femminile (+3,4% contro +0,9% di quella maschile). Anche in termini di qualifiche dei lavoratori si possono osservare degli andamenti eterogenei. La diminuzione del numero di operai, ossia di coloro che hanno mansioni strettamente produttive (-0,5%, pari a -776 unità rispetto al 2008) e di apprendisti (-1.562, -12%) è stata infatti compensata dall’aumento degli impiegati (+6.773) e dei quadri (+1.276). L’impatto negativo della crisi sulle generazioni più giovani, oltre che nel calo degli apprendisti, si può riscontrare nella forte diminuzione del numero di occupati dipendenti under 45 (circa 52.000 in meno). Si registra al contrario un consistente aumento degli over 45 (quasi 58.000 unità in più), sia come conseguenza dell’innalzamento dell’età del pensionamento, sia come effetto delle dinamiche demografiche in atto.
SEMPRE PIÙ PART TIME E LAVORO A TERMINE.
L’ultimo decennio è stata anche caratterizzato da un sostenuto aumento dei rapporti di lavoro a tempo parziale, cresciuti complessivamente di oltre 22.600 unità (+40.4%), mentre l’occupazione a tempo pieno ha registrato un andamento negativo (quasi -17.000 unità, pari a -7%). L’incidenza del part time sul totale dei dipendenti è pertanto passata da poco meno del 19% all’attuale 26%, che diventa il 9,9% per i maschi e il 47,9% per le femmine. Gli uomini con un orario di lavoro ridotto sono raddoppiati (+105,9%), mentre per le donne l’incremento è stato percentualmente più contenuto (+28,8%). La diffusione del lavoro part time anche tra gli uomini indica che sempre più spesso si tratta di una condizione involontaria, determinata dall’impossibilità di trovare un’occupazione a tempo pieno, con evidenti riflessi negativi sulle retribuzioni. A partire dal 2017, comunque, dopo diversi anni di crescita, l’incidenza dell’occupazione a tempo parziale si è mantenuta costante intorno al 26%. Inoltre, nonostante il recupero degli ultimi quattro anni, i rapporti a tempo indeterminato sono ancora 3.700 in meno rispetto al 2008 (-1,5%), mentre quelli a termine (compreso il lavoro stagionale) sono quasi 9.500 in più (+20,9%).
LA CRESCITA DEGLI ULTIMI ANNI TRAINATA DAL TERZIARIO.
Nell’ultimo quinquennio l’occupazione dipendente nel settore privato extra agricolo è aumentata di oltre 31.500 unità (+11,6%) rispetto al livello minimo toccato nel 2014 (271.379 occupati nella media dell’anno). Tale crescita ha riguardato gli uomini e le donne quasi in egual misura (rispettivamente +12% e +11%) e si è concentrata nell’ambito dei servizi, in particolar modo nel settore della ristorazione che ha visto aumentare l’occupazione del 48,7% (quasi 7.000 unità in più). Il comparto manifatturiero ha mostrato un andamento positivo, ma più moderato (+6,7% tra 2014 e 2019); anche l’edilizia, dopo una lunga fase di crisi mostra una dinamica positiva (+3,4%). La recente ripresa dell’occupazione ha inoltre riguardato soprattutto la componente a tempo determinato (+38,8% tra 2014 e 2019), mentre i lavoratori a tempo indeterminato sono aumentati del 7% (in termini assoluti i due incrementi sono rispettivamente pari a +15.314 e +16.252 unità).
FVG AL QUINTO POSTO PER RETRIBUZIONI MEDIE.
Se si considerano infine le retribuzioni medie annue dei lavoratori dipendenti (in termini di imponibile previdenziale), nel 2019 la nostra regione è al quinto posto con 22.874 euro, quasi 1.000 in più rispetto alla media nazionale (21.965), dopo Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto. Trieste con 24.762 euro è prima tra le province in regione, seguita da Pordenone (23.313), Udine (22.222) e Gorizia (21.089). Nel contesto nazionale è ottava, dopo Milano (unica provincia a superare i 30.000 euro), Bologna, Parma, Modena, Lecco, Reggio Emilia e Varese (tutte con dei valori compresi tra 25.000 e 26.000 euro).
I dati illustrati provengono dall’archivio amministrativo Inps delle denunce retributive mensili e riguardano il settore privato non agricolo, ad esclusione del lavoro domestico (sono inclusi anche alcuni lavoratori del settore pubblico, nei casi in cui siano soggetti al contributo per la disoccupazione; si tratta prevalentemente dei supplenti della scuola); vengono considerati i lavoratori che hanno avuto almeno un versamento contributivo per lavoro dipendente nel periodo considerato. Si tratta inoltre di medie annuali calcolate su dati mensili.