Il duo artistico Hackatao.
Gli esordi a Milano, il cuore a Oltris, piccola frazione di Ampezzo. È qui, nel paese della Carnia, la loro loro casa, immersa nella natura, la fonte della loro creatività, la fucina della loro arte, che sta conquistando la ribalta internazionale. Sono stati i primi a certificarsi attraverso la tecnologia Blockchain, una specie di registro digitale. A tracciare un solco nel mondo della crypto art e a conquistare il pubblico con i loro Podmork, “omuncoli totemici pregni di speranza, emozioni e arte”. Un duo artistico quello di Sergio Scalet e Nadia Squarci, trentino lui, nata a Udine lei, che prende il nome conturbante di Hackatao. “La scelta ricade sul significato nascosto dei due termini: “Hack” indica il piacere di sovvertire la realtà, scoprendo ciò che sta sotto. “Tao” simboleggia lo Yin e Yang, il nostro inventivo equilibrio dinamico – spiegano Sergio e Nadia -. La nostra arte ci rappresenta, è la trasposizione delle nostre identità. Del caos di S e dell’ordine preciso di N. Già dagli albori abbiamo creduto nell’arte digitale, ma il mercato dell’arte non era ancora pronto; ora siamo tra i pionieri del movimento della cryptoart, facciamo parte degli OG, original gangster”.
La cryptoart, o anche chiamata arte crittografica, è una categoria di arte strettamente correlata alla tecnologia e al mercato della blockchain. È l’arte contemporanea del futuro, che è molto più presente di quanto si creda. “Noi crediamo nel futuro. Siamo costantemente alla ricerca di nuove tecnologie disponibili, nuovi strumenti e la loro potenziale applicazione all’arte contemporanea. Vogliamo concentrarci su progetti innovativi con valore artistico che spingano lo spazio cryptoart in avanti”, dicono.
Dopo gli esordi a Milano, il trasferimento a Oltris. “Sentivamo l’esigenza di riconnettersi con la natura, per poter vivere una vita decentralizzata, coniugando natura e tecnologia”, aggiungono. Una scelta che ha trovato conferma durante il periodo della pandemia. “Abbiamo vissuto gran parte della pandemia a Oltris dove abbiamo continuato a lavorare al nostro progetto. L’arte non si ferma. Vivere in un luogo decentralizzato, con tanta natura intorno, ci ha fatto vivere il lockdown e le restrizioni in modo tranquillo. E ci ha anche fatto vedere chiaramente l’assurdità di certe politiche imposte calcando la paura”, argomentano.
Le loro creature, i Pomork, sono spassosissime. “Sono delle piccole creature totemiche. Sono il personaggio chiave che ha dato incipit al nostro percorso artistico. L’arte per noi è progresso, rottura dei canoni e sistemi precedenti per creare qualcosa di nuovo e che faccia riflettere. Innovazione, ricerca, sperimentazione sono alla base del nostro lavoro. Con lo sguardo sempre rivolto al futuro”, concludono.