I saccheggi delle truppe ottomane in Friuli e i numerosi uomini diventati schiavi

I tre decenni che chiusero il XV secolo furono davvero terribili per le popolazioni friulane, contrassegnati dalle scorribande delle soldataglie turche, che contavano un sanguinario esercito di circa ottomila soldati, stando alle cronache del tempo.

Le incursioni ottomane.

Gli ottomani provenivano da Est, soprattutto dalla regione slovena della Prekmurie, porta e passaggio per le scorrerie in Friuli, pratica che per i turchi aveva l’unico scopo di rubare e saccheggiare quanto più possibile.

Talvolta, fecero prigionieri sia uomini sia donne, portandoli negli accampamenti posti dietro il fiume Isonzo. Per cercare di arginare le scorribande, la Serenissima fece scavare un grande fossato fortificato tra Gradisca e Fogliano. Questi lavori fecero però andare su tutte le furie il conte di Gorizia che protestò vedendo nei lavori di scavo un’intromissione arbitraria nei suoi possedimenti e una diretta violazione ai suoi diritti feudali.

La firma del trattato di non belligeranza.

A seguito delle sempre maggiori divergenze tra il conte di Gorizia e la Repubblica di San Marco, ne approfittò l’imperatore d’Austria per firmare un trattato di non belligeranza con gli ottomani, dando praticamente via libera alla massiccia invasione in Friuli dei turchi del 1477.

Un gran numero di borghi fu distrutto, un grande numero di uomini e donne fu reso schiavo, la ferocia dei turchi fu tremenda, inenarrabile, i morti causati dalle incursioni furono calcolati in circa 25-27.000.