Fu nel secondo anno di guerra (1916) che le autorità militari decisero di utilizzare le generose donne carniche per far affluire alle prime linee materiali di vario genere, dai viveri ai proiettili.
Offrirono un servigio davvero insostituibile, collaborando con il Servizio Trasporti e Tappe dell’Esercito, sempre senza personale adeguato, dato il continuo invio di uomini verso le linee più avanzate.
Il loro prezioso aiuto.
Riuscirono infatti a fare fronte alle gravosissime esigenze di trasporto e distribuzione di viveri, munizioni, vestiario e materiali diversi. Il reclutamento delle portatrici, tuttavia, fu volontario, a carattere locale e provvisorio; provviste di un bracciale rosso, ricevevano il soldo della truppa, ma non furono mai inquadrate ufficialmente nell’Esercito italiano.
Per questo motivo, forse, di loro ufficialmente non se ne parla quasi mai. Certo esse, specialmente in Carnia, ma anche lungo tutto il fronte friulano, compirono una dura e perigliosa missione quotidiana, spesso pagando con la vita, al pari di molti mariti, figli e fratelli, il sacrificio compiuto nel nome della Patria.
I loro meriti finalmente riconosciuti.
Soltanto di recente i loro meriti, comunque scritti nel cuore di migliaia di soldati che combatterono la Grande Guerra, furono riconosciuti in qualche modo a livello ufficiale: alle superstiti di quei lontani giorni fu infatti concesso l’ordine di Vittorio Veneto.