Dal 6 giugno al 13 ottobre si potrà visitare la mostra ‘Jacovitttti come non lo avete mai visto’
Dopo le mostre di Termoli e Roma per il centenario dalla nascita di Benito Franco Giuseppe Jacovitti, arriva al Palazzo del Fumetto di Pordenone l’esposizione “Jacovitttti come non lo avete mai visto”. L’inaugurazione è in programma giovedì 6 giugno alle 18.30.
La mostra, curata da Valerio Bindi e Luca Raffaelli, sarà visitabile fino al 13 ottobre in uno scenografico allestimento.
Il perché delle 4T.
Il titolo coniato per l’esposizione pordenonese, in cui Jacovitti è scritto con 4T, nasce dall’incontro di Luca Raffaelli con il geniale fumettista. “L’appartamento di Jacovitti, al quartiere Aurelio a Roma, è del tutto normale -. Niente salami sul pavimento o lische di pesce come soprammobili. E neanche vermi o ragnatele. Nel suo studio, piuttosto, c’è un’interessante collezione di armi antiche, accanto a una serie di dipinti. Sulla sua scrivania una tavola appena abbozzata di dimensioni enormi (“se faccio i disegni più piccoli ci impiego un’eternità”), e sulla parete accanto un grosso cartello metallico con su scritto ‘Vietato cosare’. Più sopra un altro cartello con inciso Jacovitti con otto ‘t’.
Da quella targa deriva il titolo della mostra al PAFF! che ripercorre le caratteristiche dello stile, le particolarità della costruzione linguistica e della pagina che contraddistinguono il grande maestro del fumetto italiano, artista unico e irripetibile.
Lo stile Jacovitti in mostra.
Guardando le sue creazioni oggi, è possibile ripercorrere la sua opera con uno sguardo nuovo e vedere il suo lavoro come se fosse la prima volta. A partire dal metodo: realizzava i suoi fumetti senza scrivere tracce di sceneggiatura e senza farsi aiutare dalla matita, disegnava direttamente a china, inventando a ruota libera le sue fantastiche storie surreali. Le tavole originali lo mettono bene in evidenza: ogni linea di contorno era un intreccio di segni a pennino sottilissimi.
Nella mostra vedremo i celebri riempitivi di Jac (salami, vermi, farfalle, dadi e tutti gli oggetti che disegnava per riempire gli spazi vuoti), capiremo come muoveva nella vignetta i personaggi attraverso linee cinetiche e come suonava il suo mondo attraverso le onomatopee. Anche le parole vengono continuamente reinventate con giochi e scioglilingua: lascia l’ascia e accetta l’accetta, o non-sense: “quando Jacovitti sverga le ciripicchie, tutte le biscagliette vengono in gnoffa a far zunzù”.
I corpi in questo mondo di fumetti sono sempre in bilico tra reale e grottesco, continuamente tagliati, spezzettati, segati, in un equilibrio instabile ma sempre ritrovato.
Alle volte non basta la superficie del disegno: Jacovitti spezza il patto narrativo stretto con il lettore e i suoi personaggi si rivolgono direttamente al loro autore o al pubblico per cambiare le sorti della vicenda che stanno vivendo, sfondando così, spesso e volentieri, la “quarta parete”. Tutte queste caratteristiche si possono osservare nel percorso di mostra e il visitatore le può cercare e ritrovare nelle sezioni dedicate alle panoramiche, nelle tavole piene di dettagli da far “aguzzare la vista” o leggendo una storia di Cocco Bill nella sua interezza dove queste tecniche vengono svelate.
Il catalogo dell’esposizione.
L’ambizione di narrare in modo nuovo un grande autore, molto conosciuto e studiato, si riflette nel catalogo della mostra. Jacovitti ha saputo mostrare l’altra faccia della realtà a molte generazioni: attraverso la risata e il segno morbido si è fatto strada ed è stato assorbito come se tutto questo fosse il risultato quasi soltanto di uno straordinario intuito o di una abilità da commediante.
Nel libro che accompagna la mostra si scopre, invece, quale sia il percorso di dedizione e studio, di elaborazione e metodo, la ricerca di una vita con caratteristiche sue proprie inedite e tecniche ricorsive, ogni volta varianti e rielaborate. Un esperimento continuo le cui caratteristiche possono essere lette comprese e apprezzate nella complessità che genera soluzioni semplici.
Lo studio di questo Jacovitti mai visto prima è l’obiettivo del libro che il PAFF! presenta in anteprima e che raccoglie saggi, immagini originali e le graficizzazioni che i curatori hanno studiato per un’indagine critica che per la prima volta evidenzia come sono interconnessi i molti livelli tra i segni di questo gigante del fumetto italiano.
Mostra e relativo catalogo sono arricchiti da un carattere tipografico originale, elaborato appositamente per questa occasione, e derivante dalla maestria grafica di Jacovitti, che sarà messo a disposizione dal PAFF! per i suoi visitatori per diffondere anche questa peculiarità artistica.
Le dichiarazioni dei curatori.
“È un enorme piacere e onore ospitare nel nostro Palazzo del Fumetto 170 opere originali che, grazie alla disponibilità della figlia Silvia, sono esposte in mostra”, commenta Marco Dabbà, presidente del PAFF! e co-curatore del catalogo. “Come consuetudine per noi, non è una carrellata di tavole una vicina all’altra per dar conto della produzione di una vita ma è per noi, e speriamo anche per il pubblico che visiterà la nostra struttura, un’indagine approfondita sul metodo di lavoro, sulla caratteristiche peculiari, sui tratti distintivi dell’opera del grande disegnatore dopo un secolo dalla sua nascita. A memoria futura del nostro tributo al maestro di Termoli, è stato realizzato il catalogo che riporta le riproduzioni delle opere originali esposte, i testi dei curatori, un contributo del grande Luca Boschi, compianto smisurato conoscitore del medium del fumetto, un‘intervista e un meraviglioso ricordo di Silvia che parla da figlia e da estimatrice del lavoro del padre per il quale noi la ringraziamo ancora una volta”.
Una tecnica unica, senza schizzi o appunti.
“Nei lavori di Jacovitti non c’erano schizzi, non c’erano appunti”, sono le parole di Luca Raffaelli, direttore artistico del PAFF! e co-curatore del catalogo e della mostra. “Nel corso degli anni la sua tecnica era diventata unica, automatica, impossibile a credersi. Questo metodo di lavoro poteva essere compreso dall’osservazione delle sue tavole. A partire dalle linee di contorno che non erano, come negli originali dei suoi colleghi, delle semplici linee, ma degli intrecci di pennino, in cui ogni figura intrecciata era creata sul momento, e quell’intrecciare era un movimento e un suono sulla carta (scrat, scrat) che lo immergeva nel suo flusso creativo”.
“Il mondo interiore di Jacovitti è stato il suo motore creativo. La spontaneità era la sua unica possibilità. Per questo non poteva accettare nessuna censura: non poteva fermare, adattare, ordinare il suo flusso altrimenti avrebbe fermato il meccanismo automatico, quello che gli permetteva di raccontare storie complesse e di riuscire a farlo con la stessa libertà con cui si sogna, ma riuscendo a creare equilibri, costruzioni magnifiche e perfette”.
Grazie alle ricerche in archivio, emersi diversi bozzetti.
“In questa mostra, Luca Raffaelli e io proviamo a raccontare alcune caratteristiche che emergono dagli studi sulle pagine di Jacovitti che sarebbe stato difficile mettere a fuoco se non lavorando per scomposizione e sottrazione”, gli fa eco Valerio Bindi, co-curatore del catalogo e della mostra. “Serve un’analisi formale per comprendere un mondo immaginato attraverso l’improvvisazione, senza sceneggiatura, forse solo con un canovaccio mentale, e una continua esplosione di gag comiche, sbuffi, suoni e giochi di parole. L’esplorazione, anche sorprendente, condotta fra gli originali dell’archivio di Silvia Jacovitti ha fatto emergere alcune tavole, pagine di lavoro non finite, con i personaggi appena accennati. Si tratta di documenti chiarificatori di un metodo di lavoro”.
‘Un classico come Jacovitti non poteva mancare’.
“Il PAFF! in questi anni ci sta proponendo una galleria dei più grandi fumettisti italiani e internazionali”, ha detto Alberto Parigi, Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Pordenone. “Un classico come Jacovitti non poteva mancare. Con i suoi personaggi e il suo stile allo stesso tempo pop e surrealista è entrato nell’immaginario collettivo di milioni di italiani. L’auspicio è che con questa grande mostra possano conoscerlo anche i più giovani, grazie al modo originale con cui il PAFF! presenta sempre le sue esposizioni”.