Molti e molti anni fa, quando la luce era garantita dalle candele, si racconta che, lungo le strade dei borghi della Carnia e nei boschi, s’aggirasse un grande orco un po’ burlone, un po’ dispettoso.
Chi aveva l’avventura di porre un piede dentro l’orma del bestione si trovava in un men che si dica catapultato in boschi lontani, in riva a fiumi in altre valli, nel mezzo di campi di grano coltivati in pianura, sui prati di alpeggi mai visti e si sa di un giovane che si trovò sulla spiaggia in riva al mare.
L’esperienza di un giovane.
Un giovane dai capelli e dalla barba rossa raccontò che, avendo calpestato senza accorgersi un’orma dell’orco, per tutta la notte fu costretto a cavalcare un tronco di faggio fino al suono delle campane dell’Avemaria mattutina, fermandosi sull’orlo di un dirupo con pantaloni e camicia stracciate, nudo, con addosso solo i polsini della camicia e le scarpe senza calze.
Erano in molti a credere che l’orco altri non fosse che il diavolo travestito. Chi l’ha visto affermava che era molto grande, poneva un piede in un colle e uno in un altro, molto distanti tra loro. Il più coraggioso della valle disse di non aver paura dell’orco e, avendo la fortuna di incontrarlo, sarebbe passato tra le gambe facendo sberleffo.
L’arrivo dell’orco.
Accade che di lì a pochi giorni l’orco si fece vedere ponendo un piede su un colle e uno sull’altro. Il giovane prese la rincorsa e passò tra le gambe dell’orco sollevando un gran polverone, vedendo quel trambusto a terra, emanò una gran puzza, che sembrava di respirare zolfo puro.
Quell’odore acre rimase sotto il naso al giovane per un anno, un mese, una settimana e un giorno. L’orco si vide ancora per qualche tempo girovagare per la Carnia, fino a quando u deciso di porre ad ogni incrocio un capitello o una croce. È per questa ragione che in Carnia ci sono molti capitelli, anche lungo le strade in campagna e nei boschi.