Il libro della giornalista Paola Treppo sul Natale in Friuli.
Nei nostri tempi veloci, dei primi anni Venti del Terzo Millennio, sempre più legati a telefonini, app, alle identità digitali, a web e social, l’avvicinamento al Natale è diventato più tecnologico, sebbene resistano le antiche tradizioni “offline”.
Prima che le memorie dei nonni e dei bisnonni si perdano nel “fare” contemporaneo, e prima di perdere il senso di meraviglia che regalava l’Avvento di una volta, la giornalista Paola Treppo ha voluto raccogliere le testimonianze dei friulani sul Natale dei loro anni di gioventù, in un’epoca così diversa da quella di oggi, che si stenta a credere sia passato solo un secolo, o giù di lì. Ne è nato un libro: “Natale in Friuli: tradizioni, misteri e personaggi di un’epoca sospesa tra mito e storia”, edito da Chiandetti Editore di Reana del Rojale.
Dal testo, corredato da cartoline e santini d’epoca, biglietti di auguri degli emigrati, lavoretti dei bambini, e da foto storiche, emerge uno spaccato variegato, diversificato, complesso del 25 dicembre di un tempo, a volte di difficile decifrazione, dal grande fascino, dai tratti molto forti, e di diversa derivazione. Molti usi e costumi del Natale di una volta si sono tramandati, con difficoltà, solo oralmente; altri sono sopravvissuti in testi sparpagliati nelle pubblicazioni locali, grazie alla passione per la propria terra dei ricercatori, degli storici e degli studiosi di paese.
Dal Tarvisiano alle terre di Laguna, dal Friuli Occidentale, passando per la Carnia, le Valli del Natisone e del Torre, e dalle pianure silenziose del “Medio”, quello che si narra è un racconto vero, autentico, del dicembre di chi ci ha preceduto. Lo raccontano le persone, che ci regalano la loro storia e quella dei loro avi: un prezioso patrimonio. Hanno collaborato alla stesura del libro i Comuni, alcuni scrittori, giornalisti e gestori di siti web, autori, fotografi.
Le narrazioni seguono la scansione temporale lineare del mese di dicembre: da San Nicolò, con i suoi Krampus, a Santa Lucia, all’oselìn del Friuli Occidentale, fino ai canti della Stella e all’Oginato, e fino al nadalin, il pezzo di legno selezionato dagli uomini che, durante l’anno, “facevano bosco”. Era il tronco che si bruciava la notte di Natale.