Tanti anni fa, si racconta che Bepo avesse nell’orto il melo del Diavolo, un albero così chiamato perché a regalarglielo si affermava fosse stato proprio il maligno in persona. A quel tempo, i meli erano rari e le mele erano considerate una gran golosità. Il melo di Bepo un anno fu preso di mira da un giovane. Il giovane decise di rubare qualche mela con l’aiuto della morosa che aveva un largo grembiule.
Il momento del furto.
Arrivato il momento della maturazione delle mele, il giovane, con la complicità della morosa, una notte di luna piena, si avvicinò all’albero di Bepo. Mentre il giovane stava salendo sull’albero, la morosa raccolse tre mele cadute a terra e le pose nel grembiule. Raggiunti i rami più alti, il giovane scosse con gran forza l’albero e fece cadere una pioggia di mele.
“Cadono le mele?”, chiese il giovane rivolgendosi alla morosa, che risposte: “Per il diavolo se ne cadono, ne cadono proprio tante.” Il giovane di rimando sentendosi chiamare fece una gran risata: “Ah, ah, ah”, perché il giovane era il Diavolo in persona. Con il grembiule colmo di mele, la giovane si avviò verso casa, quando all’improvviso iniziò a sentirsi gonfia e poi sempre più gonfia, e ancora fu presa da grandi dolori alla pancia.
La maledizione del Diavolo.
Arrivata a casa, aperto il grembiule, trovò solo 3 mele, quelle che aveva raccolto sotto l’albero. Il mal di pancia si faceva sempre più acuto, tanto che dovette far chiamare il medico. La giovane fece chiamare anche il parroco per una benedizione.
Il medico non diagnosticò gravità di salute, consigliò di bere molta camomilla e prescrisse gran riposo. Il parroco iniziò le orazioni per la benedizione, ad ogni oremus la giovane espelleva molta aria con gran rumore, sgonfiandosi a vista d’occhio. Da quella notte, nessuno in valle si arrischiò più a raccogliere mele dall’albero del Diavolo, con gran piacere di Bepo.
L’albero delle mele, sempre generoso, ne produceva ogni anno una gran quantità. Bepo, raccolte le mele, una parte le conservava in cantina per l’inverno, una parte, tagliata a fettine, era fatta seccare al sole per venir consumata nella stagione fredda, quando in casa invitata i vicini e facevano filo.
Con una parte, la moglie di Bepo faceva dei golosi strudel, alcuni dei quali venivano regalati ai bambini più poveri. Una parte delle mele raccolte, Bepo la regalava ai più meritevoli dalla valle, perché dopo averle mangiate conservassero i semi da piantare per far crescere nuove piante e per avere in ogni famiglia un albero per le mele. È per questa ragione che in Carnia gli alberi di mele si contano numerosissimi.