Maghi e streghe in Friuli.
La tradizione popolare friulana attribuiva il titolo di strega anche a persone anziane, innocue, rese deformi dai pesanti lavori svolti durante la vita. Streghe e maghi erano considerati, fin dalla nascita, i bambini che per loro sventura nascevano nel giorno di venerdì, perché si credeva fossero portatori di straordinari poteri.
I nati di venerdì erano dei maghi.
Nel caso di nascita in quel giorno, i nascituri erano infilati in un paio di pantaloni da uomo che erano considerati efficaci contro tutti i malefizi. Le persone nate di venerdì, considerate streghe e maghi, dovevano recitare ogni giorno le litanie del diavolo per invocare la protezione dall’inferno.
Per riconoscere le streghe e i maghi, era posta una moneta nella pila dell’acqua benedetta in chiesa. Era questa l’occasione che, se presenti in chiesa streghe e maghi, rimanevano immobili, prigionieri, e dalla comunità erano ovviamente e facilmente riconosciuti. Affinchè potessero muoversi i maghi e le streghe presenti in chiesa, era necessario che la moneta fosse tolta dall’acqua santa.
Come riconoscerli.
Un altro metodo per riconoscere streghe e maghi era durante la celebrazione della messa, nel momento in cui il sacerdote officiava l’orate fratres, streghe e maghi si voltavano. Altro metodo era di sbarrare loro la strada con la scopa: se non la scavalcavano, erano veramente persone dotate di speciali poteri, perché non avrebbero potuto ignorare e far finta di nulla davanti ad uno strumento indispensabile che serviva loro durante i Sabba e per le cavalcate notturne.
La credenza popolare era convinta che, nelle notti di luna piena e a ciel sereno, le streghe danzassero sul sagrato delle chiese, soprattutto nei giorni di giovedì, durante la notte di Sant’Andrea (30 novembre) e ogni giorno nelle ore della recita dell’Ave Maria.
Le streghe usavano, per ungere le giunture delle ginocchia e delle gambe prima di uscire dalla cappa del camino, un unguento ottenuto facendo bollire in una pentola tenuta sempre nascosta, le erbe raccolte la notte di San Giovanni, mentre pronunciavano formule magiche conosciute solo da loro.