Tratto da: Società Filologica Friulana, “Leiendis Ator pal Friul”, “Il dannato del lago di Ospedaletto”
Un giovane, di povere condizioni, si innamorò della bellissima figlia del castellano di Gemona. Non potendo resistere più alle pene d’amore che lo martoriavano, fattosi coraggio, si presentò al castellano per chiedergli la mano della fanciulla desiderata: il nobile, infuriato dalla sua audacia, lo fece cacciare a bastonate dai suoi sgherri.
L’incontro col Diavolo.
Il malcapitato giurò di vendicare l’affronto subìto e, intesa voce che sulle colline di Ospedaletto talvolta apparisse il diavolo, una notte volle attenderlo. A mezzanotte, ecco – tra un assordante rumor di catene – sbucar da sotterra Satana, che gli disse: “Avvicinati pure, giovanotto, e non temere: io sono la tua tentazione, lo so; dimmi dunque cosa desideri”.
L’altro, fattosi più vicino, gli narrò il suo dolore: “Ti cedo la mia anima – gli propose – se mi farai l’uomo più ricco di questo mondo“. “Accetto volentieri il patto – rispose il diavolo – e tu conosci il mio potere: ebbene, in quel convento lassù, sulla collina, ci sono sepolti immensi tesori, ma non m’è noto il luogo preciso, solo una monaca è a conoscenza del segreto.
Cerca di attirare la sua attenzione accendendo, vicino al convento, un fuoco prima della mezzanotte. Curiosa, lei verrà a te e tu allora tenterai ogni mezzo per sapere dove dovrai scavare. lo ti darò la forza che ti sarà necessaria, ma non potrò essere presente, perchè quella terra è benedetta. Ti concedo tre giorni di tempo e, se riesci a scoprire il segreto, sarai l’uomo più felice di questo mondo. Diversamente, invece, per vendicarmi della tua incapacità, farò sprofondare il convento con tutte le monache“.
La prova di coraggio.
L’innamorato respinto, nel domani a mezzanotte, accese il fuoco nel sito indicatogli: la monaca, stupita dalla novità, uscì dal convento e gli s’avvicinò. Egli allora pronto le chiese: “Oh madre, dovete farmi una grande carità. Mi hanno narrato che voi sapete dove sono nascosti i tesori del convento. Sono povero in canna e se voi m’indicaste quel luogo prezioso, prenderei solo tanto denaro, quanto mi basterebbe per vivere“.
“No, non dico nulla” – rispose la monaca, “perchè non posso mancare al mio giuramento“. Alle sue suppliche, però, la monaca, vedendolo assai triste: “Ritorna domani sera” – gli disse, e scomparve in fretta. L’uomo ritornò la seconda notte e così pure la terza, ma non ottenne nulla, malgrado tutte le sue insistenze.
Suonò l’ora fatale e, mentre il giovanotto se ne ritornava, mortificato, verso casa, la terra cominciò a tremare e da ogni dove uscivan fiamme. Lontano, si vide correr infuriato il diavolo scuotendo rabbiosamente le sue catene e, ad un tratto, il convento sprofondò con tutta la collina, e sulle rovine andò formandosi una distesa d’acqua: il lago di Ospedaletto.
A testimonianza del fatto, quasi a metà del lago, sporge ancora un pezzo di trave e, ad ogni anniversario della catastrofe, si sente, sott’acqua, rintoccare la mezzanotte: si vede allora l’innamorato correre piangendo per le colline circostanti, condannato a scontare così la sua colpa fino a quando durerà il mondo. E, al batter dell’una, il dannato scompare, per ritornare l’anno dopo a far tremare i monti vicini con le sue urla disperate.