Il nobile conte Artico della famiglia friulana degli Strassoldo, capostipite del casato nei tempi, insignito del titolo di conti del Sacro Romano Impero, promise la mano di sua figlia Ginevra al nobiluomo Federico di Cuccagna.
Un inaspettato cambio di programma.
Gli umori cambiarono e gli interessi anche e così, in un men che non si dica, la bellissima e giovane Ginevra fu promessa al nobile cavalier Odorico di Villalta.
Accadde che il giorno del matrimonio, mentre la sposa, seguita dal gran corteo nobiliare, stava per abbracciare lo sposo che l’attendeva nei pressi del ponte di Villalta, un cavaliere portò ai futuri sposi e ai cavalieri presenti la notizia che il castello di Villalta era stato assalito da una banda di predoni.
Il trambusto a corte.
Ne seguì un gran trambusto. Odorico, superato il grande imbarazzo per l’improvvisa notizia che mandò in subbuglio gli invitati, dovette soccorrere Ginevra che, per l’emozione, svenne e fu portata in un appartamento del castello.
Qui accadde un fatto ancor più strano e misterioso: quando Ginevra rinvenne, si vide di fronte il cavalier Federico di Cuccagna che cercò di abbracciarla, ma, un po’ per la sorpresa, un po’ per ,, la ragazza restò immobile e si impietrì, letteralmente.
Di lì a poco, i due pretendenti, per la mano della bella Ginevra, si sfidarono in duello: Odorico ebbe la meglio su Federico e, conquistato il castello, girò per le stanze e gli appartamenti alla ricerca di Ginevra, che trovò pietrificata in una torre del maniero.
La statua di Ginevra.
Non seppe resistere alla tentazione di baciare quella pur bellissima statua che, come d’incanto, in un attimo tornò in vita: Odorico, baciando la statua, senza sapere ruppe l’incantesimo della maga Varnazza, interpellata per il sinistro sortilegio dall’invidioso Federico.
I menestrelli per lungo tempo cantarono questa storia nei castelli e nelle taverne, raccontavano che quando tutto ciò accadeva, correva l’anno 1218.