Il castello di Gemona.
Paolo Diacono, il famoso autore della storia dei Longobardi, nato a Cividale nel Settimo secolo, scrisse che Gemona aveva un castello inespugnabile.
E, in effetti, l’area è stata abitata sin dall’epoca preistorica in quanto era un passaggio obbligato per dirigersi verso i valichi alpini nord-orientali. Le origini del castello di Gemona risalgono infatti al 611, quando l’invasione avarica rese necessaria una fortificazione a disposizione degli arimanni del duca dei longobardi Gisulfo. I signori di Gemona poi lo ricostruirono nell’XI secolo, trasformandolo nel classico castello medievale completo di cinta muraria e tre torri.
Con la Serenissima il castello cadde in un profondissimo abbandono e i veneziani lo ‘saccheggiarono’ quale cava di pietra sotto costo, sfruttandolo per costruire diversi palazzi comunali. Non aiutò, in questo campo, il terremoto del 1511 che ulteriormente indebolì il castello. Tuttavia la minaccia turca consentì un suo parziale recupero, specie a livello di mura, definite ‘optimos muros‘. Sostanzialmente, prima del terremoto del 1976, rimanevano del castello rispettivamente una torre centrale, detta dell’orologio, parte del perimetro murario, la torre di levante e quella di ponente. Particolarmente belle erano le quattro bifore romaniche nella cosiddetta ‘torate‘, a ponente, con merli alla guelfa.
Attualmente il castello, dopo una lunga fase di abbandono, è nuovamente oggetto di un recupero filologico, a partire dai poetici giardini.