I tipici costumi friulani conservati nei musei.
I costumi che solitamente riconosciamo come nostri prototipi sono quelli testimoniati dai ritratti e dalle vesti originali che si possono osservare nei musei etnografici.
Le varie trasformazioni subite negli anni.
Essi si sono caratterizzati soprattutto nel ‘600-‘700, anche se le trasformazioni sono graduali e non contemporanee per tutte pe zone: per l’uomo, la tunichetta si accorcia e diventa una giubba, rendendo necessari i calzoni al ginocchio, al posto delle calzebraghe; per la donna, la veste si spezza in più elementi e si arricchisce di maniche staccabili, di pettorine colorate, di nastri e fazzoletti.
Il maggior benessere fa sì che la veste non serva solo a coprirsi, ma dia adito a qualche elemento voluttuario.
Il tracollo.
Il tracollo avviene nell’800, con l’avvento dell’età borghese. Allora, i modelli delle classi alte erano troppo mutati. Dapprima è l’uomo ad adeguarsi, perché esce per lavoro dall’ambiente paesano. Le donne più anziane conservano più a lungo le caratteristiche del vestire locale, che viene poi declassato ai giorni lavorativi, indi smesso e riesumato addirittura per mascherarsi a Carnevale.
Tra le due guerre, cominciano a nascere i “gruppi folcloristici” che, per fare spettacolo, tendono a standardizzare ed arricchire la mise con elementi spurii. Fuori dal Friuli, e specialmente in zone montane, il costume locale ha continuato ad essere indossato soprattutto in occasioni festive, come fossero altrettanti memorial day.