La giovane Cora Slocom, nata nel 1862 a New Orleans, figlia di un ricco commerciante, studiosa e appassionata d’arte, viaggiò molto in Europa visitando anche Roma, dove nel 1887 conobbe e s’innamorò del conte Detalmo Savorgnan di Brazzà. Cora Slocom e il conte Pietro pochi mesi dopo essersi conosciuti convolarono a nozze nella città di New York.
I primi passi verso l’abolizione della pena di morte.
La contessa Cora Slocom Savorgnan di Brazzà fu la prima donna che si battè contro la pena di morte, ottenendo una gran vittoria civile e morale. Tutto ebbe inizio la mattina del 26 aprile 1895, quando la ventenne Maria Barbella, che lavorava come cucitrice, originaria di un paesino in provincia di Matera, trasferitasi da tre anni a New York con la famiglia, accettò l’insistente corte del corregionale e lustrascarpe Domenico Cataldo, che la sedusse con la promessa di matrimonio.
Il delitto.
Quella mattina, nel quartiere di Manhattan, Maria raggiunse Domenico al bar mentre giocava a carte e per l’ennesima volta gli chiese di sposarla. La risposta di Domenico davanti a tutti gli avventori del locale fu: “Soltanto un porco ti sposerebbe.” Maria estrasse dalla borsa un rasoio e in un attimo tagliò la gola a Domenico, ben prima che la gente si accorgesse di quanto stava avvenendo.
Maria fu arrestata con l’accusa di omicidio premeditato e condotta nel carcere delle Tombs. La contessa Cora, in quel periodo in Friuli, letta la notizia sul “New York Times”, ne rimase turbata e impressionata, pensando subito che “la povera immigrata era in balia dei tribunali americani”.
L’intervento della Contessa Cora.
Inviò un telegramma a New Orleans alla zia Sally Day, sorella di sua madre, pregandola di seguirne le vicende. Nelle prime fase processuali, Maria era assistita dall’avvocato Rebecca Forster, conosciuta come “l’angelo delle carceri” per la sua importante e preziosa opera filantropica. Il processo si concluse con la condanna alla pena capitale di Maria “per mezzo della sedia elettrica” da eseguirsi il 19 agosto.
La contessa Cora, rientrata dall’Italia il 17 agosto, preso alloggio all’Hotel Savoy che in breve diventò il suo quartier generale, subito cominciò la campagna contro la pena capitale, rinnovò il collegio di difesa di Maria per la domanda di appello, mobilitò tutte le sue importanti conoscenze, incontrò giornalisti e direttori di giornali, preparò una petizione e, con l’appoggio delle femministe, diede inizio ad una poderosa raccolta di firme contro la pena capitale.
La vittoria.
La contessa Cora conseguì molti plausi e consensi da parte dell’opinione pubblica, ma si attirò anche minacce di morte, ottenendo dalla polizia una scorta che le assegnò come guardaspalle il tenente Joe Petrosino, diventato successivamente famoso per la guerra alla mafia. La vicenda si concluse per Maria con la commutazione della pena capitale con una lunga detenzione. E fu una gran vittoria civile e morale per la contessa Cora, e anche per tutti i cittadini americani e non.