La casa non era solo una “macchina per abitare”, ma un centro sociale, di lavoro, raccolta, conservazione dei prodotti, dove si concentravano interessi affettivi e materiali della famiglia.
La casa era il “luogo” per eccellenza, dove si nasceva e si moriva, si pregava e si favoleggiava, dove chi poteva faceva tracciare la meridiana solare, un dipinto sacro, il segno di cjase.
Le tipologie abitative.
La tipologia abitativa si caratterizzava abbastanza decisamente, nonostante le eccezioni e le varianti, per fasce di latitudine. Non piani regolatori o leggi edilizie determinavano il fabbricare, quanto le esigenze dell’azienda famigliare e le possibilità economiche.
Della fascia lagunare maggiore caratterizzazione aveva la casa gradese, con scala esterna in pietra per l’accesso al piano abitativo, al sicuro dall’acqua alta. Nella zona “pioneristica” delle bonifiche, sorsero grandi casamenti rettangolari senza niente di tipico.
Le case in pianura.
La pianura, fino alle colline, aveva un tipo uniforme, differenziato solo nell’associazione dei materiali; la costruzione, a sviluppo rettangolare, in continuità aveva la stalla ed i rustici, i quali però potevano essere disposti a formare angolo oppure sorgere in fondo al cortile, di fronte all’abitazione, cosicchè la vita della famiglia e delle piccola azienda si svolgeva nell’ambito della piccola cort, ombreggiata d’estate da una pianta, che spesso era un annoso gelso, mentre la casa era ombreggiata da una vite, tirata a pergolato, all’altezza del primo piano.
L’accesso al primo piano era esterno, con scala e poggiolo in legno. Più complesso era il sistema a corte promiscua, o quello dell’abitato incluso in nuclei più grossi, ma soprattutto quello di aziende più ricche, le ville padronali con tinaie (folador) e scuderie.