Truffa da 100mila euro in Friuli.
Le truffe hanno una cosa che le accomuna: conquistarsi la fiducia di chi si vuole truffare per poi approfittarne. Ed è quello che è successo a una famiglia, vittima dei raggiri di un venditori di surgelati. L’uomo portava i surgelati fin dentro casa, si era fatto conoscere, fino a conquistire la fiducia, nel mentre aveva studiato le disponibilità economiche della famiglia di un operaio di sessant’anni. Una volta capito di avere ottenuto crebilità ha cominciato a manovrarne le scelte finanziarie, manipolando l’ingenuità di chi aveva davanti, fino a farsi consegnare tutti o quasi i risparmi raccolti in anni di lavoro. Soldi che aveva ottenuto in prestito, adducendo come motivazioni motivi personali, ma che non ha mai restituito. Dal 2015 al 2017 è riuscito a spillare quasi 100 mila euro agli sventurati che si sono fatti impietosire dalla sua storia.
La condanna e la tesi della difesa.
Un truffatore quindi, per questo ieri il tribunale di Udine ha inflitto al manipolatore di 50 anni – originario di Eboli ma all’epoca dei fatti contestati, residente a Udine – 2 anni e 8 mesi di reclusione e 900 euro di multa. Si è disposto nei confronti dell’imputato la confisca di somme di denaro e di beni mobili e immobili per un importo complessivo di quasi 30mila euro. La difesa dell’uomo aveva insistito sull’assoluzione per “totale carenza dell’elemento soggettivo”. La difesa sostiene infatti che non ci fosse nessun raggiro ma che l’assistito avesse chiesto del denaro a una persona con cui era entrato in confidenza e che questi glielo aveva semplicemente prestato.
Come è avvenuta la truffa.
Il venditore lavorava in un’azienda alimentare specializzata nelle consegne a domicilio, ed era partito prima chiedendo una somma di 3 mila euro, per pagare multe e interventi chirurgici, ma aveva poi continuato ad attingere dall’amico, con la scusa di avere bisogno di soldi per un conoscente in difficoltà. Un’ulteriore “entrata” arrivava dai prelievi che si faceva consegnare ogni mese, in occasione dell’accredito dello stipendio, per saldare le rate dei prestiti erogati dalla banca. C’è stato anche l’utilizzo indebito di strumenti di pagamento: il venditore era riuscito a farsi accreditare metà del Tfr dell’operaio, per complessivi 25 mila euro, raccontandogli che li avrebbe usati per estinguere i debiti con la banca (che aveva invece speso al casinò). Infine si fatto consegnare altre carte e drenando l’amico di altri 27 mila euro di risparmi.