La tragedia il 3 novembre 2020.
Travolse una donna sulle strisce pedonali a Udine, la Procura chiede il processo per la giovane automobilista. Il Pubblico Ministero della Procura di Udine Marco Panzeri a chiusura delle indagini preliminari per la tragica morte di Bruna Miani ha chiesto il rinvio a giudizio per Laura Carrara.
La 30enne di Manzano, il 3 novembre 2020 ha investito e ucciso l’ottantenne mentre attraversava la strada sulle strisce appena fuori dell’ospedale Santa Maria della Misericordia: deve rispondere del reato di omicidio stradale con l’aggravante di aver circolato con un veicolo non assicurato. L’udienza preliminare è fissata per il 14 settembre con i familiari dell’anziana che si aspettano giustizia.
Il dramma si è consumato alle 9.30 in piazzale S. Maria della Misericordia. La vittima era appena uscita dall’ospedale dove si era recata con il marito per una visita e aspettava l’anziano consorte che era andato a prendere l’auto al parcheggio. Vistolo arrivare gli è andata incontro e ha attraversato la strada, usando l’apposito attraversamento pedonale. E’ stato allora che l’indagata ha travolto l’anziana, che è stata caricata sul cofano, ha sfondato il parabrezza ed è rovinata sull’asfalto dopo un volo di svariati metri colpendo il margine rialzato del marciapiede destro. Bruna Miani inizialmente era cosciente ma i politraumi riportati nel terribile impatto, con l’auto e con la strada, erano troppo gravi e, nonostante l’immediato trasporto al pronto soccorso del confinante nosocomio e i tentativi dei medici di salvarla, è spirata alle 12.55.
La vettura dell’indagata era priva di copertura assicurativa, la polizza era scaduta da due mesi, il che ha costretto a rivolgersi al Fondo di Garanzia per le Vittime della Strada, che interviene in caso di veicoli non identificati o non assicurati, per ottenere il risarcimento per i propri assistiti.
Da prassi è stato aperto un fascicolo iscrivendo nel registro degli indagati Laura Carrara edisposto sia la perizia autoptica sia quella cinematica per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro. Acquisite dunque tutte le perizie e i vari rapporti, il Pm ha chiuso l’indagine chiedendo il processo per l’imputata.
Per i congiunti della signora Miani: “Nessuna censura può essere mossa alla signora Miani intenta ad attraversare sulle strisce pedonali, avendo iniziato l’attraversamento quando l’auto si trovava a una distanza di ben 52 metri, per cui con legittima aspettativa che la stessa si arrestasse per concedere la dovuta precedenza!” rileva il Ctu cinematico della Procura. Purtroppo, così non è stato. “La causa unica ed esclusiva del sinistro – aggiunge l’ing. Pozzati – è da ricercare nella condotta disattenta dell’automobilista che non si avvedeva del pedone sulle strisce pedonali, nonostante l’esistenza della zebratura e di idonea segnaletica verticale che evidenziano l’attraversamento pedonale e per di più di un abbigliamento “colorato” della signora Miani: non vi era alcun impedimento oggettivo alla percezione del pedone” aggiunge Pozzati, provando a ipotizzare il motivo di questa disattenzione, “non determinabile tecnicamente. Ma si evidenza che le indagini svolte dagli agenti sullo smartphone non escludono però che al momento del sinistro l’automobilista potesse consultare il dispositivo per accedere alle pagine web, vedere Facebook, Whatsapp oppure compiere altre attività come impostare il navigatore”.