Truffa nella Bassa Friulana: si fingono impresari edili, scappano con gli acconti e  danneggiano la casa

Si fingono impresari edili, intascano l’acconto di 18.250 euro per ristrutturare la casa e quando la proprietaria gli chiede conto dei lavori, le danneggiano l’abitazione per vendetta. La vittima di questa assurda storia è Barbara Bizzarri, 55 anni, che non poteva di certo prevedere l’enorme calvario che, una volta accarezzato il sogno di avere una casetta di proprietà per lei e i suoi due figli, di lì a breve sarebbe stata costretta ad affrontare. Residente a Castions di Strada dal 2006, arrivata in Friuli da Sesto San Giovanni, in provincia di Milano, assieme al marito che aveva trovato lavoro nella nostra regione e che viene tragicamente a mancare l’anno successivo a causa di una grave malattia, quando i figli avevano rispettivamente l’uno un anno e l’altro tre mesi.

Barbara non ha avuto allora altra scelta se non quella di rimboccarsi le maniche. Dopo varie occupazioni precarie, che le hanno consentito a malapena di sopravvivere, quattro anni fa, aveva trovato lavoro in una ditta metalmeccanica di Trivignano Udinese. Con il nuovo impiego si era accesa per Barbara la speranza di poter finalmente dare ai suoi due figli il calore e il conforto di un’abitazione tutta loro. Speranza che trova forma in una casetta di 96 metri quadri in Via della Laguna a Piancada di Palazzolo dello Stella. Il costo contenuto di 55 mila euro, infatti, aveva convinto la donna a fare il passo, grazie anche al fatto che avrebbe avuto la possibilità di richiedere il previsto contributo regionale. “Ero al settimo cielo, non mi sembrava vero di poter finalmente dare una casa ai miei figli, dopo anni e anni di sacrifici anch’io avrei potuto realizzare il mio sogno – racconta Barbara -. Anche se c’erano degli evidenti lavori di ristrutturazione da fare, ero felice di poter iniziare questo percorso cosi, quando mi recai presso l’abitazione, alcuni vicini mi consigliarono di contattare queste due persone che mi avrebbero aiutata a rimuovere tutta la ferraglia e il catasto di rottami presenti sul retro”.

Il duo, composto da padre e figlio, non solo si erano offerti di liberare l’esterno della casa dai rottami, ma si erano offerti di ristrutturare l’intera abitazione per 20 mila euro. “Non essendo della zona, mi sono fidata e, nel solo mese di luglio, ho versato in più acconti la cifra di 15 mila euro, che era tutto ciò che avevo da parte, in un conto corrente che corrispondeva ad un’altra persona loro amica e che loro dicevano essere un loro collaboratore – spiega la donna -. Dicevano che quei soldi servivano sia per il materiale, sia per i lavori che, nel frattempo, non sono mai realmente iniziati, se non in modalità decisamente risibile, approssimativa e poco diligente”.

Barbara, quindi, oltre ad iniziare a sospettare che probabilmente c’erano diverse cose che non andavano per il verso giusto, era sempre più preoccupata per la tempistica ristretta entro la quale avrebbe dovuto entrare ad abitare nell’abitazione, secondo le regole stilate dalla Regione e grazie alle quali avrebbe appunto ricevuto il contributo. “Il mondo mi è crollato addosso quando hanno iniziato ad accampare scuse. Addirittura mi dissero che la moglie aveva avuto un infarto, che i loro fantomatici operai non volevano più venire al lavoro e che era per questo motivo che non riuscivano a portare a termine il lavoro”, racconta avvilita Barbara. “Dal mese di agosto in poi oltretutto non mi rispondevano nemmeno più al telefono. Per questioni lavorative io non potevo andare li ogni giorno, però la gente del posto iniziò anche a lamentarsi per l’aumentare del disordine all’esterno della casa, ridotta in uno stato di abbandono, una degenerazione incredibile, tanto da far presente anche al sindaco la situazione”, confida la donna.

“Da li, la presa di coscienza di aver subito una vera e propria truffa. Oltretutto una persona a me cara, quando venne a vedere ciò che era successo, mi disse che i piccoli lavori che erano stati fatti non valevano nemmeno un quarto della cifra che mi avevano spillato”, asserisce Barbara. Cosi, con l’amara consapevolezza che quel sogno stava sfumando sempre di più e che quei pochi risparmi messi da parte con tanta fatica, erano stati dati, in buona fede, a delle persone che non avevano intenzione di finire i lavori, Barbara, prendendo coraggio, richiede la restituzione del maltolto. Ma è proprio da quel momento, che il tutto assume contorni ancora più inquietanti.

“Sono persino andata a casa di queste persone, pregandole di ridarmi i soldi, ma ciò che ho ottenuto è stato esattamente l’effetto opposto, tanto che, per vendicarsi, mi hanno buttato giù le uniche pareti sane della casa, mi hanno rotto la centrale dell’acqua, rotto l’interruttore e danneggiato i muri. Sono pure spariti i tubi di rame della caldaia e tutto il materiale non loro che si trovava lì”, sottolinea amareggiata la donna. Il termine entro il quale avrebbe dovuto entrare nell’abitazione nel frattempo era scaduto oltretutto. “Inutile anche la lettera che è stata mandata dall’avvocato. Non hanno mai risposto, sono spariti e io mi ritrovo in una situazione di grave disagio alla quale dovrò far fronte ancora non ho idea in quale modo, ma che mi ha gettato in uno sconforto senza precedenti”, conclude.