La bufera a Monfalcone il 25 aprile.
Un tricolore con la stella rossa per festeggiare il 25 aprile. L’ha affissa l’Anpi, l’associazione nazionale partigiani, questa mattina, all’esterno della sua sede di Monfalcone. “È la bandiera delle Brigate partigiane Garibaldi”, alza subito subito la presidente della sezione Licia Morsolin.
Ma non basta la precisazione a frenare lo scoppio della bufera. L’Unione degli Istriani commenta durissima la scelta: “Questa bandiera, per tutti noi e per la nostra storia, è un simbolo di tradimento, di dolore, di oppressione e di morte, che nulla hanno a che fare con la libertà e con i principi e con i valori che ad essa si ispirano”.
E aggiunge: “È la bandiera delle brigate di ispirazione e fede comunista, e quindi di un partito che sin dalle origini è stato nemico degli Italiani dell’Istria, di Fiume e di Zara”. Parole a cui seguono quelle della deputata e coordinatrice di Forza Italia in regione Sandra Savino. “Una triste e irresponsabile provocazione, una mistificazione della storia che non certo non contribuisce alla costruzione di quella condivisione di valori che dovrebbe stare alla base della festa della Liberazione”, dice annunciando la presentazione di un’interrogazione parlamentare.
“Il 25 aprile celebriamo la Liberazione dal nazi-fascismo, una liberazione che Monfalcone ha ottenuto definitivamente il 12 maggio 1945, con l’abbandono della città da parte delle truppe titine, lì presenti perché intenzionate ad annettere la Venezia Giulia alla Jugoslavia. Quella stella rossa richiama nelle nostre terre violenze, eccidi, infoibamenti, abbandoni forzati delle proprie case. L’ennesima, evitabile, occasione persa da cui i sinceramente democratici dovrebbero dissociarsi”, conclude Savino.
In una Monfalcone già provata dagli attriti su come sarebbe stato meglio festeggiare il 25 aprile, con la stessa Anpi che ha disertato oggi in polemica gli eventi ufficiali con le autorità (“abbiamo fatto la ricorrenza lo stesso da soli, non condividendo le scelte dell’amministrazione”, precisa ancora Morsolin), la bandiera italiana diventa improvvisamente il simbolo di divisione.
“Credo che questo clima esacerbato non porti a nulla – replica la presidente locale dell’Anpi -. Sotto quella bandiera sono morti tanti partigiani italiani quanto sloveni del nostro territorio”. Morsolin, già assessore provinciale, è figlia dello storico partigiano “Fiamma”, scomparso nel 2010 all’età di 83 anni. Pentita della scelta? “Alla Savino voglio ricordare che purtroppo i fascisti italiani hanno fatto cose terribili. Penso che dobbiamo andare avanti, ricordando la storia delle nostre terre martoriate, ognuno con le sue colpe, ma con l’intento comune che quello che è successo non si ripeta più”, conclude.