Le contestazioni della Procura ai soccorsi in merito alla tragedia del Natisone.
La Procura di Udine ha formalizzato stamani l’accusa di omicidio colposo nei confronti di tre vigili del fuoco di Udine e di un infermiere della Sala operativa sanitaria Fvg, nell’ambito dell’inchiesta sulla tragedia del 31 maggio scorso, in cui persero la vita due ragazze di 21 e 23 anni e un ragazzo di 25 nella piena del Natisone.
Secondo l’accusa, i quattro operatori “mediante condotte colpose concorrenti, per imperizia, negligenza e imprudenza, hanno cagionato la morte dei tre ragazzi, sorpresi da una piena improvvisa, mentre si trovavano sul greto del fiume Natisone, che li ha trascinati e uccisi per annegamento”.
Sotto la lente, i tempi di soccorso: tra la prima chiamata dei ragazzi, alle 13.29, e il decesso per annegamento (attorno alle 14.10) sono passati 41 minuti, un arco di tempo che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato sufficiente per inviare sul posto un elicottero sanitario dotato di verricello, capace di trarli in salvo.
Secondo la Procura, i tre vigili del fuoco della sala operativa avrebbero “omesso di visualizzare immediatamente le coordinate geografiche del luogo della chiamata di emergenza effettuata da Patrizia Cormos (ossia il greto del fiume)”. E proprio questa omissione, stando agli inquirenti, ha impedito di comprendere l’urgenza di inviare tempestivamente il velivolo più vicino al punto dell’emergenza, ossia quello della Sores Fvg, il “Doppio India” che è stato attivato solo alle 14.07. Il velivolo ha raggiunto il luogo della tragedia alle 14.13, quando ormai i tre giovani erano stati trascinati via dalla corrente già da tre minuti. I vigili del fuoco avevano invece allertato l’elicottero Drago, di stanza all’aeroporto Marco Polo di Venezia.