Il friulano Tommaso Carollo è vittima del crollo della Marmolada
E’ stata recuperata oggi la decima vittima del crollo del seracco della Marmolada che domenica ha spazzato via escursionisti e guide alpine che si trovavano a scalarlo. All’appello mancherebbe ancora un disperso, mentre sono ancora 7 le persone ricoverate in ospedale, di cui 2 gravi.
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Tra le vittime c’è anche Tommaso Carollo, 48enne manager di Porcia, che assieme alla compagna Alessandra era arrivato alla base del ghiacciaio che di lì a poco li ha travolti. La donna, originaria di Schio, ora è ricoverata all’ospedale di Trento ed attraverso un post sul suo profilo Facebook ha raccontato la sua tragedia: “Non ho avuto neanche il tempo di pensare ‘ora scappo’ che sono stata travolta, poi mi sono svegliata in mezzo al ghiaccio“. Della morte del compagno non ne sapeva nulla, credeva che il suo nome fosse tra i dispersi, poi l’amara scoperta, essendo stato uno dei primi ad essere stato ufficialmente identificato.
Il ricordo di chi gli era vicino
Carollo, nativo di Thiene, lavorava da molti anni nella ditta Rimorchi Bertoja fondata nel 1926 per cui seguiva il commercio estero. “Il dolore è più grande delle parole. Ci stringiamo attorno a te per un abbraccio infinito. Ciao Tommaso” si legge sulla pagina social dell’azienda.
“A nome mio personale, dell’amministrazione comunale e di tutta la comunità, desidero porgere le più sentite condoglianze ai familiari di Tommaso Carollo, deceduto a causa del crollo del seracco della Marmolada. In particolare ci uniamo al dolore del papà Ivano Carollo, residente zanadiense e professionista con il quale il nostro Comune ha collaborato e collabora tutt’ora” ha scritto sul proprio profilo Roberto Berti, il sindaco del comune di Zanè in provincia di Vicenza.
La camera ardente per le vittime è stata allestita all’interno del palaghiaccio di Canazei nel comune trentino.
Il parere dei ricercatori
Secondo i ricercatori che da anni studiano i ghiacciai, nel corso dell’ultimo secolo quello della Marmolada si è ridotto di più del 70% in superficie e di oltre il 90% in volume e, ad oggi, esso è grande circa un decimo rispetto a cento anni fa. Il ritiro ha mostrato una progressiva accelerazione, tanto che negli ultimi 40 anni la sola fronte centrale è arretrata di più di 600 metri risalendo nel contempo in quota di circa 250 metri.
Il crollo di domenica 3 luglio ha interessato un lembo residuale del ghiacciaio centrale che occupa una piccola nicchia a ridosso della cresta sommitale sotto Punta Rocca formando un “ghiacciaio sospeso”. Il crollo, in fase di studio, si è verificato per una serie di condizioni il cui relativo peso ad oggi non è di facile determinazione. Tra queste, però, vi sono la forte inclinazione del pendio roccioso; l’apertura di un grande crepaccio che ha separato il corpo glaciale in due unità; la presenza di discontinuità al fondo e sui lati; l’aumento anomalo delle temperature che hanno influito sullo stato del ghiaccio; l’aumento della fusione con conseguente incremento della circolazione d’acqua all’interno del ghiaccio che può aver innescato una crescita dello stress sulle superfici di discontinuità; la fusione progressiva della fronte glaciale che ha fatto mancare sostegno alla massa sospesa.
Non è un evento isolato
Collassi di intere porzioni di ghiacciaio si sono registrati anche negli anni recenti in diverse aree delle Alpi. Solo un mese fa due alpinisti sono deceduti per il distacco di seracchi dal Grand Combin. Il ghiacciaio Planpicieux (Monte Bianco), sottoposto a monitoraggi dal 2020, aveva di fatto messo a rischio la sottostante Val Ferret. Un evento molto simile, anche nelle dinamiche, a quello della Marmolada si è verificato nel luglio del 1989 nel ghiacciaio superiore di Coolidge (Monviso), fortunatamente senza vittime. L’analisi della cartografia storica della stessa Marmolada evidenzia la probabile presenza di analoghi distacchi che potrebbero essersi verificati sul finire dell’800.
Le previsioni per il futuro
Se saranno confermati gli attuali andamenti anche nei prossimi anni, è molto probabile che il ghiacciaio della Marmolada scompaia prima del 2040. Se dovesse rallentare il processo di riduzione della massa glaciale, in ogni caso è improbabile che possa conservarsi oltre il 2060. Solo pochi anni fa i modelli prevedevano una vita del ghiacciaio per altri 100 o 200 anni. È evidente, quindi, come i modelli predittivi debbano essere costantemente aggiornati e migliorati ma come sia anche fondamentale garantire (e possibilmente migliorare) il monitoraggio dei ghiacciai con particolare attenzione alle loro variazioni volumetriche.