Mancano le indicazioni della Regione sui test sierologici.
Anche in Friuli sono state numerose le richieste di poter fissare negli ambulatori dei medici di medicina generale i test sierologici rapidi da parte del personale scolastico e parascolastico (personale Ata, personale delle cooperative che collaborano con le scuole) come previsto dal decreto legge del 7 agosto, appuntamenti che inevitabilmente devono slittare a data da destinarsi, in quanto latitano le indicazioni regionali.
A fronte di svariate segnalazioni giunte negli ambulatori dei rispettivi medici di famiglia non solo della nostra provincia, l’Ordine dei Medici di Udine dichiara che nessuna colpa deve essere imputata in capo ai medici i quali non hanno ricevuto indicazioni operative sull’avvio effettivo di questi esami anti-Covid e, pertanto, sono in stand-by. Ai loro assistiti, insegnanti e personale Ata, che domandano lumi sui test, i medici di base ripetono che non possono ancora eseguirli.
Sui test, che sarebbero dovuti partire, come comunicato dalla Direzione centrale della Salute il 24 agosto per protrarsi fino al 7 settembre, non c’è ancora chiarezza, nel senso che i medici di base stanno attendendo ancora le direttive da parte della Regione FVG, rende noto il presidente dell’Ordine dei Medici di Udine, Maurizio Rocco.
La chiamata è stata da subito accolta dalla categoria, ligia al senso di dovere e di solidarietà di fronte all’emergenza sanitaria: i medici di base avevano infatti già a suo tempo dato ampia disponibilità ad eseguire, su base volontaria, i test sierologici tramite pungi-dito (il test rapido, quello, per intenderci, effettuato in porti e aeroporti in questi giorni) cui sottoporre il personale scolastico e parascolastico che vorrà testare la condizione di positività o negatività. Allo stato attuale non si sa ancora chi dovrà eseguire l’esame: i medici di base? Il Dipartimento di Prevenzione? Le Usca? Certo è che i kit per effettuare il test non sono neppure stati consegnati ai medici di famiglia che, evidentemente, senza attrezzature non possono partire; del resto non tutti i medici di famiglia sono dotati di tutti gli indispensabili dispositivi di sicurezza personale necessari ad avviare questa campagna di rilevamento rapido del virus, anche per evitare di sacrificare una categoria professionale che ha già pagato un alto tributo in termini di vite perse anche per mancanza di dispositivi.
“Alcuni colleghi – precisa il vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Udine, Gian Luigi Tiberio – si sono comprati per conto proprio questi presidi di protezione, è vero, ma dobbiamo tenere presente che tutti coloro che hanno aderito dovranno ricevere gli strumenti a tutela della propria e altrui incolumità. Infatti – prosegue – bisogna fare in modo, quando e se partiremo con questi test, che l’ambulatorio venga sanificato dopo ogni accesso, poi bisogna tutelare anche gli altri assistiti, evitando di esporli a rischio di contagio e, non meno importante, dovrà essere previsto, come avviene nei luoghi deputati a test e tamponi, il corretto smaltimento dei rifiuti super speciali quali i kit di rilevazione, che rappresentano un potenziale veicolo di contagio se smaltiti senza le opportune cautele”.
Il quadro generale richiede prudenza e, soprattutto, massima attenzione ai comportamenti responsabili che, purtroppo, in queste settimane sono andati scemando, esponendo la nazione e il nostro territorio alla preoccupante ripresa dei contagi, come evidenziano i numeri. “La soglia d’attenzione – constatano Rocco e Tiberio – si è pericolosamente abbassata con le conseguenze a cui stiamo assistendo: l’età media si è abbassata attorno ai trent’anni, molti contagi sono dovuti al rientro dalle ferie all’estero o in Italia a seguito di atteggiamenti errati”. L’Ordine dei Medici si rivolge alla popolazione affinché tutti continuino ad osservare le regole d’oro che in molti hanno ignorato e si ritrovi il senso di responsabilità: distanziamento di sicurezza, uso costante della mascherina, igienizzazione delle mani, no a movide e assembramenti incontrollati, luoghi prediletti, anche se all’aperto, per circolazione e ripresa del virus.
L’Ordine invia anche un segnale di allerta sociale sul rischio di ridimensionare o addirittura negare la portata del virus: il negazionismo e il complottismo sono figli dell’ignoranza e di chi si comporta come se il virus non esistesse. “Anche queste persone sono veicolo del virus in quanto non aderiscono ai comportamenti di prudenza, responsabilità e rispetto verso il prossimo”.