Ad Udine l’asporto è un flop
Le strade di Udine si svuotano dopo la stretta sul cibo d’asporto. L’ordinanza della Regione ha ribadito un concetto noto e cioè che non si può consumare nei pressi del locale. Oggi erano pochissime le attività rimaste aperte e giusto quel tanto da permettere l’ordine in cassa ai clienti e far consumare fuori. Ma ancora meno sono coloro che camminano fra le vie del centro. Attirati dai cartelloni fuori le vetrine che segnalano “Asporto”, i pochi entrano timidamente e consumano il loro spuntino di fretta in mezzo alla strada e camminando.
Assembramenti e file al bancone sono un ricordo e le piazze e le vie principali sono inesorabilmente vuote. “Con la nuova ordinanza per gli esercenti è cambiato poco. Già prima non si poteva consumare nelle adiacenze di bar e ristoranti”, cerca di mettere una punta di ottimismo Antonio Dalla Mora, presidente di Fipe Confcommercio provinciale di Udine, l’organizzazione che segue i pubblici esercizi.
L’associazione di categoria non è contraria alle norme anti contagio. “Ben vengano le misure che possono contribuire ad arginare il contagio, abbiamo sempre detto agli associati di attenersi alle norme e così abbiamo fatto. Continueremo a farlo. Ma c’è un aspetto che ci preoccupa”, dice il presidente.
A cosa si riferisce? “La sorveglianza contro i comportamenti inadeguati non spetta a noi. Se qualcuno – precisa Dalla Mora – viene a prendere un caffè in bar, non possiamo certo seguirlo per vedere che non consumi la bevanda in un’area pubblica. Con le nuove restrizioni spesso dietro al bancone a gestire l’asporto c’è solo il titolare dell’esercizio pubblico. Non possiamo imporgli di fare il vigilante”.