Dipendente induce l’azienda a licenziarlo, ma la dovrà risarcire.
Una sentenza del tribunale di Udine destinata a “fare giurisprudenza”. È quella emessa di recente, che ha visto un ex dipendente condannato a restituire il denaro percepito con l’indennità di disoccupazione, la cosiddetta Naspi.
Un lavoratore, in genere, ha tutto l’interesse a non rassegnare formalmente le dimissioni, ma ad assentarsi in modo ingiustificato, inducendo l’azienda a licenziarlo. In questo caso, pur in presenza di giusta causa o giustificato motivo soggettivo, la perdita del lavoro è considerata involontaria e dà diritto a ottenere la Naspi.
Questo, però, comporta per l’azienda l’obbligo di versare la tassa sul licenziamento, che può in taluni casi superare anche i 1.500 euro, soprattutto se l’anzianità di servizio del dipendente è alta. Ora, la sentenza del tribunale di Udine apre una nuova strada per evitare che si creino situazioni spiacevoli. Se un lavoratore si assenterà deliberatamente allo scopo di farsi licenziare, le aziende avranno uno strumento di tutela in più.