Misurare la temperatura nei supermercati.
Qualcuno pensa che sarà inevitabile. Molti ritengono che ci dovremo abituare a farci misurare la temperatura corporea prima di entrare in un supermercato. E così, qualche catena si è già portata avanti, introducendo una apposita tecnologia, mentre un’altra rimane “alla finestra”, in attesa di indicazioni più chiare.
Già, perché per ora in Friuli non si tratta di obbligo, ma di un suggerimento, come recita l’ordinanza emanata lo scorso 13 maggio dal Governatore Fvg, Massimiliano Fedriga: “Si raccomanda la rilevazione, mediante idonee strumentazioni, della temperatura corporea dei clienti, oltre che del personale prima del loro accesso – si legge nel documento -. A seguito del rilievo di temperatura corporea uguale o superiore a 37,5 gradi, deve conseguire l’inibizione all’accesso all’attività con invito a ritornare alla propria abitazione, contattando il medico curante per le indicazioni del caso”.
Le scelte aziendali in questo campo, però, non sono univoche. Al Centro Commerciale Friuli di Tavagnacco, dallo scorso 17 aprile, è entrato in funzione un rilevatore che, tramite telecamera, riesce a individuare il valore della temperatura corporea dei clienti. “La sperimentazione sta andando a gonfie vele, i nostri clienti non se ne accorgono nemmeno – commentano dalla direzione del Centro -. Si tratta di uno strumento poco invasivo, che non crea code da distanziamento”.
In caso di temperatura superiore a 37,5 gradi, l’apparecchio avverte l’addetto che controlla la tecnologia “e se dovesse verificarsi una situazione non a norma, il nostro collaboratore viene subito avvisato, anche se dovesse momentaneamente lasciare la sua postazione. Però – concludono dalla direzione – in questi giorni la clientela si è dimostrata corretta e responsabile, non abbiamo rilevato nessuna situazione anomala”.
E se, in altre catene del settore – per esempio il SuperOne di Gemona – c’è un addetto a presidiare l’ingresso, pronto a misurare la temperatura a chi si reca a fare la spesa, altri hanno scelto di non seguire la raccomandazione regionale. Almeno per ora. È il caso di Aspiag Service Srl, società presente con il marchio Despar che in regione conta su 160 negozi, tra proprietà e affiliati. “Abbiamo deciso di non rilevare la temperatura corporea ai nostri clienti, perché è un’operazione complicata: c’è di mezzo la privacy – commenta Fabrizio Cicero, coordinatore Despar per il Fvg -. È anche una questione di organizzazione aziendale: non possiamo certo pensare di delegare un collega a svolgere soltanto questo compito”.
In modo preventivo, però, l’azienda ha già ordinato alcuni termometri portatili per i suoi punti vendita “per essere pronti, nel caso venga introdotto l’obbligo. Serve un chiarimento istituzionale”, aggiunge Cicero. Intanto, Aspiag Service sta facendo alcuni test nella piattaforma logistica di Monselice, in Veneto, per capire l’affidabilità di uno strumento come il termometro portatile.