Il ricorso dopo la revoca della patente in Friuli.
Condanna al pagamento delle spese processuali per la Prefettura di Udine. È accaduto in seguito al ricorso presentato dall’avvocato Francesca Tutino – legata all’omonimo studio di professionisti a Udine – avverso in ordinanza della Prefettura di Udine che disponeva la revoca della patente di guida di un residente in provincia, K.I. le sue iniziali.
Il primo ritiro della patente di guida è accaduto alcuni anni fa quando il conducente del veicolo era uscito di strada autonomamente, senza danni a cose e persone. In quella circostanza è stato sottoposto all’alcoltest il cui esito si è rivelato positivo.
Contestate alcune modalità dell’accertamento irripetibile, c’è stato un primo ricorso al Giudice di Pace, seguito dal processo penale. Sono stati svolti lavori di pubblica utilità ed al termine di tutto questo gli atti sono stati trasmessi dall’autorità alla Prefettura per quanto di loro competenza.
Da qui, subito, la Prefettura ha emesso il dispositivo di revoca della patente di guida, forse omettendo di effettuare una prevista ed obbligatoria istruttoria come disposto dalla Legge. Ciò posto, prima della disposizione, al Palazzo del Governo avrebbero dovuto dare avvio a un procedimento ed all’istruttoria prevista per esercitare il diritto di difesa sancito dalla Costituzione Italiana.
La Prefettura di Udine è stata condannata al pagamento delle spese ed al rimborso del contributo unificato pagato per iscrivere a ruolo la causa.
“Dispiace – dicono dallo studio Tutino – che gravino sulla collettività delle somme per possibili errori di addetti amministrativi pubblici. Questo non è giusto, si vuole però precisare che a fronte delle contestazioni eccepite si era chiesto, in precedenza, l’annullamento in autotutela della revoca della patente di guida. Non è stato fatto, quindi si è reso obbligatorio il ricorso al Giudice”.
La revoca della patente di guida prevede che l’interessato possa ri-sottoporsi a nuovi esami presso la Motorizzazione dopo tre anni senza patente. “È chiaro – dice Tutino – che è un provvedimento estremamente invasivo. Parrebbe che in città ci siano diversi casi del genere ancora in istruttoria presso la magistratura, che dovranno essere giudicati, ma ogni episodio ha le proprie particolarità“.