I beni sono stati recuperati dai carabinieri.
I carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Udine hanno restituito alla Parrocchia di San Giorgio di Pordenone e a quella di San Tommaso Apostolo di Manzano rispettivamente un ostensorio e l’acquasantiera in marmo bianco sottratti da ignoti negli anni ’80 del secolo scorso e recentemente sequestrati – a Udine – dai militari del reparto dell’Arma dei carabinieri specializzato nella prevenzione e nella repressione dei reati commessi in danno del patrimonio culturale con competenza sul Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige.
L’ostensorio – che verrà presentato ai fedeli domenica 12 giugno 2022 nel corso della Santa Messa delle ore 11 e 30 presso la chiesa di San Giorgio a Pordenone – e l’acquasantiera, che dovrà essere sottoposta a restauro, sono stati riconsegnati ai rispettivi parroci, Don Roberto Laurita e Monsignor Giovanni Rivetti, dal Comandante del Nucleo TPC di Udine, Maggiore Lorenzo Pella, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo friulano – alla quale hanno collaborato le Stazioni Carabinieri competenti per territorio – intrapresa a seguito del monitoraggio del web finalizzato alla ricerca di beni chiesastici illecitamente commercializzati. I due oggetti sacri erano stati sequestrati dai carabinieri del Nucleo TPC di Udine a seguito di perquisizione domiciliare disposta dall’Autorità giudiziaria nei confronti di due individui che detenevano diversi oggetti ecclesiastici che mettevano in vendita su canali telematici.
Molti dei beni sequestrati avevano trovato riscontro nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database al mondo di opere d’arte rubate gestito dal Comando TPC, dove le immagini e gli elementi descrittivi dell’ostensorio consentivano di appurare che si trattasse di quello sottratto da ignoti, il 25 novembre 1986 dalla Parrocchia di San Giorgio di Pordenone. Più complesse erano risultate le ricerche afferenti l’acquasantiera della Parrocchia di San Tommaso Apostolo che, soltanto a seguito di un complesso lavoro di ricostruzione effettuato dai militari operanti in collaborazione con le “memorie storiche” del manzanese, consentivano di determinare l’esatta provenienza del manufatto del peso di un’ottantina di chilogrammi il quale, dopo essere stato illecitamente rimosso da ignoti, era confluito nella disponibilità del detentore attraverso canali non leciti.
Il procedimento penale a carico dei due indagati è stato archiviato ma l’elemento di maggior importanza risiede, ancora una volta, nel costante monitoraggio del mercato on-line di beni artistici anche di natura chiesastica come nel caso di specie, nonché nella perseveranza dimostrata dai militari del Nucleo carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Udine che ha consentito, anche a distanza di anni, il ritorno a casa, reinserendoli nel proprio contesto territoriale, di manufatti costituenti la memoria storica e devozionale delle due comunità parrocchiali friulane.