Chi era Alessandro Talotti.
Il Friuli Venezia Giulia è sotto shock. La scomparsa a soli 40 anni di Alessandro Talotti, campione dell’atletica “made in Friuli”, vinto nelle scorse ore da un tumore all’intestino contro il quale lottava da tempo, ha gettato nello sconforto un’intera regione.
Saltatore “per caso”.
Talotti, classe 1980, era arrivato all’atletica quasi “per caso”. Lo aveva scovato Mario Gasparetto, che poi sarebbe diventato più di un allenatore, quasi un secondo padre. Lo aveva trovato su un campo di calcio, ma aveva intuito che le lunghe leve di Alessandro (alto 193 centimetri) potevano essere un’ottima base di partenza per farne un atleta.
Il Friuli e il mondo dello sport piangono Talotti, il campione muore a 40 anni.
E così, a 14 anni Talotti si era ritrovato sulla pedana del salto in alto, dimostrando subito un grande talento. Nel 1999 era arrivato un quarto posto agli Europei juniores di Riga, poi è stato tutto un crescendo. Quarto agli Europei di Monaco 2002 a pari misura con il 2.27 dello svedese Strand, medaglia di bronzo, il friulano aveva raggiunto i 2.32 metri al coperto a Glasgow nel 2005, misura che gli è valsa per anni il record italiano. Da ricordare anche due partecipazioni alle Olimpiadi. Si è ritirato nel 2010, per poi intraprendere la carriera di docente di Scienze motorie a Gemona e fisioterapista. È stato consigliere nazionale Fidal, la Federazione di atletica leggera, e delegato Coni per il Friuli Venezia Giulia.
Il matrimonio e la scoperta della malattia.
Oltre all’atleta, però, c’era molto di più. C’era anche l’uomo innamorato che nel 2017 aveva cominciato una relazione con Silvia Stibilj, pattinatrice su rotelle triestina capace di conquistare il titolo di campionessa del mondo nella categoria Solo dance. Un’unione forte e felice, la loro, allietata dalla nascita di Elio 6 mesi fa. Il loro piccolo dava ad Alessandro la forza per combattere contro la malattia, scoperta un anno fa. L’ultimo atto d’amore con la sua Silvia è arrivato il 7 maggio, quando i due si sono sposati. Oggi, il triste epilogo della lotta di un campione con il sorriso, la cui perdita ha gettato il mondo dello sport, e non soltanto, nello sconforto.