Dopo la rapina avevano seminato il panico tra le strade di Pordenone: arrestato un 30enne

L’uomo è stato arrestato in Spagna.

E’ stato arrestato dalla polizia spagnola a Barcellona B.Z., trentenne di origine albanese, senza fissa dimora in Italia, responsabile insieme a G.S. della rapina commessa a Pordenone lo scorso 2 dicembre e sospettati di essere autori di altri furti in diverse regioni del Nord Italia.

L’arresto è nato al termine di una complessa attività investigativa condotta dagli agenti della Squadra Mobile con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia.

La rapina e l’inseguimento.

La sera dello scorso 2 dicembre 2022 in seguito ad una segnalazione pervenuta alla locale sala operativa, una pattuglia delle “Volanti” era intervenuta via San Donà di Piave a Pordenone dopo una segnalazione di un furto in atto. Giunti sul posto gli agenti avevano intercettato un’Alfa Romeo Giulietta che alla vista della pattuglia si era data ad una precipitosa fuga. Ne era nato così un inseguimento per le vie del centro cittadino, protrattosi per diversi chilometri che si era concluso in viale Dante quando l’autovettura condotta dai malviventi, dopo essersi scontarata con una volante, era andata a impattare contro altri due veicoli.

Dalla Giulietta erano scesi cinque soggetti che si davano a precipitosa fuga. Uno dei malviventi, successivamente identificato in G.S. nato in Albania era stato rincorso e fermato dagli operatori della “Volante” e tratto in arresto.

Le indagini.

La Squadra Mobile della Questura di Pordenone, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Marco Faion, ha avviato una complessa ed articolata attività investigativa che ha permesso di individuare l’esistenza di un vero e proprio sodalizio delinquenziale composto, oltre che da G.S., da quattro cittadini albanesi, dedito alla commissione di furti in appartamento in tutto il centro-nord Italia identificati in B.Z. appunto e in V.T. trentenne, P.S. ventiseienne, M.D. venticinquenne, tutti cittadini di origine albanese gravati da precedenti penali per reati contro il patrimonio e tutti senza fissa dimora in Italia.

Le indagini hanno permesso di appurare come il sodalizio delinquenziale fosse particolarmente scaltro e attento sia nelle comunicazioni che negli spostamenti. In particolare tutti i componenti del gruppo, al fine di eludere le investigazioni, erano soliti utilizzare sim telefoniche intestate a prestanome o a persone inesistenti e, quando commettevano i furti, non portavano mai al seguito i telefoni cellulari.

L’indagine ha assunto un respiro internazionale e si è resa necessaria la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale della Polizia di Stato. ilGli indagati, nel chiaro tentativo di ostacolare e impedire le investigazioni nei loro confronti, per raggiungere il Territorio Nazionale fossero soliti evitare l’imbarco su voli diretti Albania – Italia, perché soggetti a controlli di frontiera e alla registrazione delle generalità dei passeggeri nei terminali in uso alle forze di Polizia italiane, ma bensì raggiungessero il territorio nazionale su voli diretti dapprima in Spagna o in Ungheria da cui, dopo essere sottoposti a controlli di Frontiera dalle autorità di quei paesi, facevano ingresso nell’area Schengen e quindi raggiungevano il territorio nazionale muovendosi all’interno dell’area Schengen soggetta alla libera circolazione delle persone e delle merci.

Inoltre si scopriva come alcuni dei componenti del gruppo avevano di recente cambiato il cognome e richiesto un nuovo passaporto albanese, ed erano soliti utilizzare diversi alias o fornire diverse generalità. Nel corso dell’attività veniva eseguita anche una perquisizione informatica sul cellulare risultato poi essere in uso ad uno dei componenti della banda. L’analisi risultava particolarmente utile e consentiva di raccogliere numerosi elementi probatori a carico del gruppo. Emergevano in particolare lo scambio di numerosi messaggi tra i componenti della banda che commentavano i colpi in cui utilizzavano la terminologia “far raso,” che in gergo albanese vuol dire “far razzia”, “rubare”, da cui prende il nome l’operazione. Dall’analisi del cellulare emergeva inoltre come il gruppo fosse solito frequentare anche la Spagna, ed in particolare la città di Barcellona dove non si esclude possano aver commesso altri furti.

L’arresto.

Proprio tale intuizione investigativa è stata decisiva; le investigazioni della Squadra Mobile permettevano di appurare che la moglie stava per raggiungere la città di Barcellona insieme ai due figli minori della coppia. La mattina dello scorso mercoledì la donna si muoveva dalla propria abitazione per raggiungere l’aeroporto di Malpensa.; gli accertamenti effettuati unitamente alla polizia di frontiera di quell’aeroporto consentivano di verificare proprio come la donna avesse prenotato un volo per Barcellona. Pertanto intuendo che la donna stesse raggiungendo la città catalana per incontrare il marito, per il tramite del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia veniva immediatamente richiesta la collaborazione della polizia spagnola che, dopo aver localizzato la donna all’aeroporto di Barcellona El PrAt, ne monitorava gli spostamenti fino alla località marittima di Camarruga dove ad attendere la donna c’era il marito che è stato prontamente bloccato e tratto in arresto dalla polizia spagnola.