Flash mob e proteste contro il governo.
Monta in Friuli la rabbia degli esercenti. Il cronoprogramma stilato dal premier Giuseppe Conte – riapertura di alcune attività il 18 maggio, per altre addirittura il 1° giugno – ha scontentato moltissime categorie. Tra loro ristoratori e baristi, ma non soltanto.
A Udine, questa sera, dalle 21 le luci delle insegne dei locali si accendono per un flash mob. A organizzare le mobilitazione è stata Debora Del Dò, dell’Osteria Da Dalia 3.0, che assieme ai colleghi ristoratori ha varcato la soglia dei locali per riaprire, ma non al pubblico. L’obiettivo è manifestare la concreta difficoltà a sostenere le spese per la riapertura e il dissenso verso le misure scelte dal governo per far ripartire le aziende, come per esempio la riduzione dei coperti per rispettare il distanziamento. Domani, mercoledì 29 aprile, alle 12, la stessa Del Dò consegnerà simbolicamente al sindaco Pietro Fontanini e all’assessore alle Attività produttive Maurizio Franz le chiavi del proprio locale. Lo farà nel salone del Popolo. Moltissime, intanto, le luci delle insegne che questa sera hanno illuminato Udine: il segno che il disagio delle categorie economiche è evidente.
Ma anche in altri luoghi del Friuli scatta una protesta collettiva. Succede, per esempio, a Cividale dove, guidati dal presidente Temporini, gli esercenti esporranno una locandina che comunica la volontà di riapertura immediata, pena il rischio di chiusura definitiva. Domani, mercoledì, anche a Tarvisio i commercianti consegnano le chiavi delle attività nelle mani del sindaco. A Lignano, questa sera, altro flash mob “luminoso” per protestare contro il prolungamento del lockdown.
D’impatto anche l’evento organizzato a Gemona dagli esercenti Giulio Ragalzi e Sandy Londero. Un centinaio di imprenditori, dopo aver acceso le luci delle insegne, si ritrovano davanti alla loggia del municipio per consegnare simbolicamente al sindaco Roberto Revelant le chiavi delle loro attività. “Sono presenti imprenditori di molte categorie, dai ristoratori ai baristi, passando per parrucchieri, estetisti e operatori del commercio – spiega Ragalzi -. Vogliamo così attirare l’attenzione verso le nostre problematiche. Ci sono anche esponenti di aziende già aperte, ma chiamate ad affrontare molte problematiche”. La prospettiva, secondo l’imprenditore, non è delle più rosee: “Se – evidenzia – ci faranno ripartire il 1° giugno, o addirittura più tardi come si vocifera, un’azienda su tre è destinata a chiudere. E molte falliranno entro l’estate”. Bisogna ricominciare, quindi, il più velocemente possibile.
Le categorie del commercio, del turismo e dei servizi, indignate per i tempi insostenibili del “lockdown”, sono pronte a scendere in piazza. E Confcommercio Udine, per tutelare i soci e i lavoratori, organizza per giovedì 30 aprile un flash mob per bloccare la piazza, anche se questa volta sarà quella virtuale di Facebook. Il presidente provinciale Giovanni Da Pozzo invita gli imprenditori di tutta la regione a collegarsi sulla pagina Fb di Confcommercio Udine in modo da condividere tutti assieme alle 12 un video titolato #acasapersempre, indicando la propria ragione sociale. Con questo flash mob Confcommercio intende unire aziende e lavoratori per sensibilizzare il governo regionale a fare pressing a Roma per la riapertura delle attività commerciali, del turismo e dei servizi. L’auspicio è la condivisione in tutta Italia della consapevolezza che le imprese, da sempre responsabili, devono ripartire al più presto per evitare la catastrofe socio-economica nel Paese.