L’appello dell’urbanista Maurizio Ionico.
Dall’edizione da poco conclusa di Pordenonelegge è stato lanciato un grido di allarme sulla situazione di stallo che stanno vivendo le aree territoriali interne e la montagna. È partito un richiamo alle classi di governo, affinché venga superata la “concezione centralistica” che si sta affermando nel governo dei territori e venga portato a compimento il progetto delle “aree interne”, spendendo bene le risorse disponibili derivanti dai fondi strutturali europei e da risorse statali.
A dirlo è l’urbanista Maurizio Ionico. Si tratta di un progetto che, in regione, ha coinvolto tre territori – Valli e Dolomiti friulane, Alta Carnia, Valcanale e Canal del Ferro – e le loro rappresentanze. La strategia nazionale delle aree interne si è configurata in origine come un “progetto paese” che si proponeva di ri-connettere i luoghi al processo di sviluppo. In pratica, si volevano migliorare le condizioni di vita e il benessere delle persone, recuperare abitanti, dare struttura all’attrattività e rafforzare le relazioni territoriali.
Si tratta di aree che non possono essere definite marginali o periferiche, piuttosto sistemi territoriali contemporaneamente complessi e fragili, dotati di patrimoni, capacità manifatturiere e che, alla scala nazionale, producono e gestiscono beni e servizi “eco-sistemici” pari al 5% del Pil. Sono beni e servizi essenziali per la vita delle città, dei nodi urbani e delle restanti parti del territorio poiché hanno a che fare con l’assetto idro-geologico, il “governo” del bosco, la gestione della risorsa acqua, il mantenimento della biodiversità, la promozione della cultura sedimentata nel processo storico.
Se queste aree e la montagna “franano”, si altera l’equilibrio dell’intero ecosistema regionale, di città e territori, e di riflesso si alimentano rilevanti costi di intervento per poter, forse, recuperare sia i danni sia il tessuto economico e sociale. In Friuli Venezia Giulia, nelle 3 aree considerate, sono 43 i comuni coinvolti con il 4% della popolazione e il 38% di superficie di riferimento, con una popolazione persa dal 1982 ad oggi pari a due città come Cervignano del Friuli. La media del reddito pro capite in diversi posti, inoltre, risulta più basso di oltre 2 mila euro all’anno rispetto al resto della regione.
Ciò equivale alla perdita di oltre 80 mila euro maturati nell’arco di una vita lavorativa media. In provincia di Udine, il reddito medio pro-capite è pari a 16,05 mila euro all’anno, in Carnia è pari a 14,94 mila all’anno.
Portare a conclusione questi progetti significa attuare misure di riduzione delle distanze tra le comunità e le strutture pubbliche, assicurando l’accessibilità e i servizi di trasporto. Naturalmente, serve un punto di vista comune che appartenga all’intera regione, in considerazione che non si tratta di perseguire politiche territoriali separate dall’ecosistema regionale quanto, invece, determinare ed estendere gli effetti che derivano dalla corretta gestione e produzione dei beni “eco-sistemici”. Questa la visione di Ionico.
Be the first to comment on "Da Pordenonelegge un appello per rilanciare la montagna friulana"