Conclusa l’operazione della guardia di finanza “Perniciosa Flagrantia”.
Oltre 750 tonnellate di pellet sequestrato e 3,5 milioni di euro in beni, che saranno utilizzati per risarcire l’erario dello Stato da anni di contrabbando e tentativi di evasione dell’IVA. E’ questo il risultato dell’operazione portata a termine nella mattina del 7 maggio dalle le fiamme gialle del comando provinciale di Udine, che ha portato alla notifica di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di un imprenditore di Ivrea, responsabile di un’importante frode all’IVA attuata mediante il contrabbando per sottofatturazione di pellet contraffatto dall’Est Europa. Coinvolti nell’operazione anche 11 altri imprenditori, a cui sono stati sequestrati beni per un totale di 3,5 milioni di euro.
L’indagine
L’operazione, denominata “Perniciosa Flagrantia“, era nata ad inizio 2017, quando i finanzieri del comando di Udine avevano iniziato ad insospettirsi di fronte all’anomalo flusso di combustibile legnoso importato da due società locali nelle mani di due 38enni russi residenti a Udine. Ipotizzata la frode, dunque, è partita l’operazione coordinata dalla procura della Repubblica di Udine, che ha visto finanzieri e doganieri impegnati nel ricostruire minuziosamente un disegno criminale che, in pochi anni, aveva sottratto 11 milioni di euro allo Stato.
Il meccanismo della frode
Il meccanismo prevedeva l’acquisto di pellet da alcune società dell’est Europa e, prima ancora dell’importazione in Italia, la contestuale rivendita ad altre due ditte “filtro”, create ad arte per assolvere agli obblighi doganali e, subito dopo, scomparire assieme all’ingente debito d’imposta maturato. La ricostruzione della filiera illecita ha permesso di individuare il profitto illecito del gruppo criminale, capeggiato da un 65enne di Ivrea e di un 50enne di Vercelli, noti come Monteanu Iulian e Costea Firona, i romeni titolari delle ditte “filtro” dei quali, contraffacendone i documenti di identità, avevano usurpato le generalità. Grazie a questo artifizio i due, presentandosi come i titolari delle due ditte, sono riusciti a confondere la catena degli approvvigionamenti e ad ottenere fidi bancari e conti correnti che, diversamente, non gli sarebbero mai stati concessi. In dogana, infatti, i due finti romeni – che, pur senza averne i requisiti, figuravano “esportatori abituali” – provvedevano a perfezionare l’importazione del prodotto esibendo fatture di acquisto con valori inferiori a quelli, già di per sé competitivi, ottenuti dai due russi, così ottenendo il duplice vantaggio, da un lato, di corrispondere un dazio sensibilmente ridotto e, dall’altro, grazie alla qualifica usurpata, di poter compensare l’IVA con inesistenti crediti d’imposta.
I provvedimenti
Accogliendo le richieste del pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari, ha disposto del 65enne di Ivrea la misura cautelare degli arresti domiciliari, ed, a carico dei due russi, l’interdizione dall’esercizio d’impresa per un anno. Per ristorare l’Erario del danno subito, ha, altresì, ordinato il sequestro per equivalente di valori e beni nella disponibilità di tutti i soggetti attivi nella frode per un ammontare di 3,5 milioni di euro. Il pellet sequestrato, sia nelle perquisizioni eseguite a giugno 2017 che nei controlli negli spazi doganali, pari ad oltre 750.000 chili, verrà devoluto ad organizzazioni umanitarie per l’impiego a favore delle popolazioni colpite da calamità naturali.