Le indagini della polizia postale di Udine.
Sono 13 le persone denunciate per detenzione di materiale pedopornografico a seguito di una complessa attività di indagine condotta dal Compartimento polizia postale e delle Comunicazioni del Friuli Venezia Giulia coordinata dal Servizio della polizia Postale di Roma sotto la direzione della Procura della Repubblica di Trieste.
Nella mattinata del 20 ottobre sono scattate le perquisizioni che hanno interessato diverse città italiane e che hanno portato al sequestro di materiale informatico al vaglio degli inquirenti. Gli investigatori della polizia Postale di Udine nel corso del costante monitoraggio della rete internet contro la pedopornografia online, hanno rilevato un sito contenente immagini illecite dal contenuto sessualmente esplicito di giovani adolescenti coinvolti in atti sessuali e in altri casi in pose erotiche senza veli. Inoltre, sul sito erano presenti commenti in lingua italiana con reindirizzamenti in altri spazi web contenenti materiale illecito.
Da attente analisi e approfondimenti sono successivamente emerse chat e commenti all’interno di comunità virtuali sui files pedopornografici che coinvolgevano ragazze molto giovani anche tredicenni. In particolare sono state rilevate richieste da parte di alcuni utenti della rete di informazioni sulle ragazze, dalla nazionalità all’età, dal nome alla visione di atti sessuali.
Sono state individuate pagine del servizio di pagamento digitale e trasferimento di denaro e alcuni forum con discussioni sulla Bibbia 3.0, un insieme catalogato di immagini e video a carattere sia pornografico che pedopornografico di cui gli internauti dietro pagamento richiedevano lo scaricamento digitale. A seguito di lunghe e laboriose indagini anche attraverso forme di collaborazione internazionale con richieste rogatoriali da parte del C.N.C.P.O. del Servizio polizia Postale alle autorità giudiziarie statunitensi, e alla visione di centinaia di transazioni finanziarie dei conti PayPal, si riusciva ad individuare sia il gestore del sito che alcuni utenti che avevano richiesto e ottenuto il materiale pedopornografico.
In ragione di tale evidente quadro probatorio, la Procura della Repubblica di Trieste emetteva quindi 11 decreti di perquisizione personale e locale, estesa ai sistemi informatici, nei confronti di altrettanti indagati residenti in Campania, Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Piemonte e Veneto. L’attività, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni Roma, si è svolta contestualmente su tutto il territorio nazionale, in considerazione del fatto che gli indagati, che sono risultati essere stati tutti attivi sulle stesse piattaforme, potrebbero aver avuto delle relazioni tra loro.
Durante le perquisizioni venivano sequestrati complessivamente 9 smartphone, 1 tablet, 7 hard disk, 3 personal computer, alcune pendrive e account mail, che verranno sottoposti a più approfonditi accertamenti.
Durante l’esecuzione dell’attività venivano altresì rinvenuti gli account utilizzati da parte degli indagati per la richiesta di materiale. pedopornografico, oltre a diverso materiale illecito custodito sui supporti informatici, sottoposti a sequestro.
La prevenzione e il contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori su internet, si attua a livello internazionale e vede costantemente in prima linea la Polizia Postale che lo estrinseca con un monitoraggio continuo della rete e attraverso il coordinamento del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online, quale organo del Ministero dell’Interno deputato a coordinare le attività investigative per contrastare questa gamma di delitti tra i più efferati che si inquadrano nell’ambito della criminalità transnazionale.