L’operatrice ha chiesto il riconoscimento della malattia.
Una lavoratrice della casa di riposo Rovere Bianchi di Mortegliano chiede maggiori tutele. E per farlo si è rivolta allo Studio Tutino di Udine “affinché – comunica quest’ultimo – venga seguita una procedure presso l’Inail di Udine atta a richiedere il riconoscimento di malattia professionale in capo all’assistita che, a quanto pare, è il primo caso in Italia, alla data odierna”.
Lo Studio Tutino ripercorre la vicenda. La collaboratrice della struttura protetta, impegnata in qualità di Operatore socio sanitario, lo scorso 13 marzo ha cominciato ad avere delle piccole crisi da confusione, con importanti stanchezze e sangue alla bocca. “Purtroppo – evidenzia lo studio professionale, ricordando che nelle ultime settimane in quel luogo si è susseguita una serie di decessi degli ospiti dovuti a coronavirus – l’operatrice deve essere incappata in qualche situazione di contagio. Il primo aprile ha terminato l’isolamento domiciliare dove si trovava con altri familiari, i quali non sono stati sottoposti a nessun prelievo o tampone, nonché a nessuna ordinanza specifica di restare al domicilio”.
Proprio al fine di tutelare la sua posizione, la lavoratrice si è rivolta allo Studio Tutino, rappresentata dal consulente del lavoro Simone Tutino. Quest’ultimo ha interessato l’Asl competente per territorio affinché venga verificato il Piano dei rischi, aggiornato post Covid-19, il Documento unico per la valutazione rischi da interferenze e la cartella sanitaria della lavoratrice. Chiesto anche il monitoraggio dei dispositivi di protezione individuale consegnati e presenti, per la tutela della salute e dell’igiene pubblica. Come disposto dal Governo, le problematiche che interessano i lavoratori per Covid-19 saranno quindi trattate come infortunio e non come malattia.