La verità sull’omicidio suicidio di Cerqueni a Padova nella lettera al nipote: “Lasciati pieni di debiti”

L’omicidio suicidio di Padova.

Non aveva nessun porto d’armi Stellio Cerqueni, l’88enne residente a Monfalcone, che venerdì scorso ha ucciso la figlia Dorjana il giorno del suo compleanno, al termine di un litigio. Cerqueni risultava, invece, detentore di armi e la prima denuncia di detenzione risulta effettuata ancora nel 1996 presso il Commissariato di Monfalcone.

La detenzione di armi.

Una differenza, che non è una sottigliezza perchè, a differenza del porto d’armi, per detenere legittimamente armi comuni da sparo non occorre alcuna preventiva autorizzazione dalla Prefettura o dalla Questura, quindi la detenzione è normalmente consentita ottemperando all’obbligo di denuncia. Tra l’altro solo dal 2013 il detentore è onerato, periodicamente, dal presentare certificazione medica attestante il possesso dei requisisti psichici, come peraltro correttamente adempiuto da Cerqueni. Aveva pertanto presentato la regolare documentazione sanitaria attestante il possesso dei requisiti psichici per la detenzione delle armi nel 2014 ed aveva presentato ulteriore certificazione alla scadenza il 20 novembre 2019.

La lettera al nipote.

Vecchie ruggini e dissapori familiari all’origine dell’omicidio avvenuto alle porte di Padova. Cerqueni non sopportava probabilmente l’idea che con la sua morte parte dell’eredità potesse andare alla figlia Dorjana, con la quale il rapporto si era incrinato irreversibilmente dopo che aveva sposato il suo vecchio socio, l’imprenditore Galdino Nicoletti. Un’ipotesi suffragata anche dal ritrovamento di una lettera indirizzata al nipote Michele, nato dalla coppia, e che aveva portato con sé il giorno dell’omicidio.

Nello scritto, lungo una sessantina di pagine, Cerqueni ripercorre gli ultimi anni e accusa la figlia di essere fuggita dal Friuli, lasciandoli pieni di debiti. “Tua madre ha lasciato i genitori nella miseria, nella fame e nella malattia, portandoci via un miliardo di lire dell’eredità”, scrive Stellio nella lettera indirizzata al nipote. Un documento ora nelle mani degli inquirenti, che potrebbe servire a fare piena luce sull’omicidio-suicidio di Rubano.