Le indagini dei carabinieri di Monfalcone.
Su richiesta della Procura della Repubblica di Gorizia, che ha concordato con le risultanze investigative dei carabinieri di Monfalcone, il giudice per le indagini Preliminari del Tribunale del capoluogo Isontino ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei conti correnti e di due attività commerciali di proprietà di M.D.A., 45enne di origini campane, arrestato in flagranza di reato lo scorso 7 ottobre 2020 dai militari del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Monfalcone, nell’ambito di un’operazione condotta in materia di usura, spaccio di sostanze stupefacenti ed estorsione.
Negozi di prodotti tipici campani con i soldi dell’usura: arrestato 43enne
La misura è stata eseguita dai carabinieri della Compagnia carabinieri di Monfalcone in collaborazione con i colleghi della Guardia di finanza di Gorizia ed ha interessato due negozi di frutta e verdura, intestati a persone vicine all’indagato, siti in piazza della Repubblica ed in via Romana di Monfalcone, nonché un conto corrente allo stesso riconducibile, rispetto al quale l’autorità giudiziaria ha disposto accertamenti bancari eseguiti dai militari delle Fiamme gialle. Il sequestro ha riguardato tutti i beni, il cui valore complessivo ammonta a circa quarantamila euro, che gli investigatori hanno ritenuto essere stati acquistati con i proventi dell’attività illecita.
M.D.A., tuttora ristretto nel carcere di Gorizia, era stato arrestato nell’ottobre del 2020 al termine di una articolata attività di indagine svolta dai carabinieri di Monfalcone, durante la quale era emerso che l’indagato, formalmente nullatenente, conduceva un tenore di vita sproporzionato, risiedendo peraltro in un attico in locazione ed utilizzando una autovettura di grossa cilindrata a noleggio.
L’attività di verifica ha portato anche al sequestro di orologi e gioielli di valore e dei cosiddetti “beni strumentali” alle attività economiche (mobili e arredi per le attività commerciali) intestati a terze persone. Si tratta, in particolare, di attrezzature gestite dalla compagna e dal nipote dell’indagato. La sistematica interposizione fittizia operata tramite prestanome e familiari, rende ancora più evidente la sproporzione tra i redditi formalmente censiti ed il compendio patrimoniale posseduto.
L’attività, sviluppata in collaborazione tra carabinieri e Guardia di finanza sotto il coordinamento dell’autorità giudiziaria, che nell’aera del monfalconese rappresenta un unicum, ha portato all’irrogazione di un provvedimento emesso nei confronti di soggetti “fiscalmente pericolosi”, cioè di coloro che, per condotta e tenore di vita, si ritiene vivano abitualmente, anche in parte, con proventi derivanti dalla commissione di gravi reati.