L’udienza preliminare il 14 febbraio 2020.
Una fatale mancata precedenza costata la vita ad un incolpevole motociclista. Il pubblico ministero della Procura di Udine, Annunziata Puglia, a conclusione delle indagini preliminari del procedimento penale per il reato di omicidio stradale per la tragica morte di Sandro Rossi, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista che ha travolto il 64enne di Gemona il 18 giugno 2018 a Collalto di Tarcento, sulla Statale 13 Pontebbana, e che era stato iscritto fin da subito nel registro degli indagati: si tratta di Luca Bodocco, 33 anni, di Tarcento.
E in relazione della richiesta il Gip Mariarosa Persico ha fissato al 14 febbraio 2020, in Tribunale a Udine, l’udienza preliminare di un processo da cui la moglie e la figlia della vittima, che sono assistite da Studio3A-Valore S.p.A. e dall’avvocato Andrea Piccoli, del Foro di Treviso, e che sono già state risarcite in sede civile, si aspettano ora giustizia anche sul fronte penale.
Quella “maldetta mattina” verso le 10.30, Rossi che abitava con la famiglia nel borgo di Ospedaletto, in largo Giovanni Paolo II, stava tranquillamente procedendo per la sua strada sulla Pontebbana verso nord con la sua Harley Davidson, quand’è stato travolto dal pick-up Isuzu Trooper con annesso rimorchio condotto da Bodocco, che si è immesso sulla statale 13 da un piazzale adiacente per andare verso Tricesimo, tagliandogli la strada. Un impatto terribile in seguito al quale il centauro è stato sbalzato sull’asfalto riportando politraumi gravissimi (pneumotorace, frattura di più costole, fratture chiuse nelle pelvi, insufficienza polmonare) che non gli hanno lasciato scampo: è spirato poche ore dopo all’ospedale della Misericordia di Udine, dov’era stato trasportato in condizioni disperate.
Per chiarire la dinamica e le cause del sinistro il sostituto procuratore titolare del fascicolo ha nominato come proprio consulente tecnico d’ufficio l’ingegnere Filippo Ciroi: alle operazioni peritali ha partecipato anche l’ingegnere Iuri Collinassi, messo a disposizione come consulente di parte della famiglia da Studio3A, la società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui la moglie e la figlia di Sandro Rossi si sono affidate, attraverso l’Area manager e responsabile della sede di Udine Armando Zamparo, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia. E che ha già chiuso il capitolo civile della dolorosa vicenda ottenendo per le proprie assistite il risarcimento dalla compagnia di assicurazione del veicolo investitore per la gravissima perdita subita.
La perizia depositata dal Ctu, confermando le risultanze iniziali, ha concluso che l’incidente era da ascriversi esclusivamente al comportamento e alla manovra avventata dell’indagato il quale, “nell’immettersi sulla SS13 provenendo da un’area privata” scrive la dott.ssa Puglia nel suo provvedimento, e per di più con un “complesso veicolare” (il pick-up e il rimorchio) e “con l’intenzione di svoltare a sinistra”, “in violazione dell’art. 145 comma 6 e 10 del Codice della Strada, ometteva di arrestarsi e dare la precedenza alla Harley Davidson di Rossi che procedeva regolarmente lungo la SS13 con direzione di marcia Tricesimo verso Gemona del Friuli, così cagionando l’urto tra la parte anteriore sinistra del suo veicolo e la parte anteriore del motociclo”.
L’ingegnere Ciroi, inoltre, non ha ravvisato da parte della vittima “alcuna infrazione al codice della strada né condotta negligente, imprudente e imperita”: il povero e incolpevole motociclista procedeva ad una velocità stimata in 56 km/h, ben al di sotto del limite vigente di 90. Di qui dunque la richiesta di rinvio a giudizio per l’automobilista per aver “causato, per colpa consistita in imprudenza e violazione di legge, il sinistro stradale in seguito al quale è deceduto Sandro Rossi”. Richiesta riscontrata dal gip con la fissazione per il 14 febbraio 2020 dell’udienza preliminare del processo.
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