Il consigliere regionale Moretuzzo citato per diffamazione.
Aveva chiesto le dimissioni di Francesco Clun, all’epoca portavoce dei militanti di Casapound che avevano fatto ingresso senza autorizzazione nel palazzo del consiglio regionale a Trieste. E lo aveva fatto perché Clun era dipendente della Regione.
In seguito ai fatti del 4 agosto 2020 Massimo Moretuzzo, capogruppo del Patto per l’Autonomia, aveva redatto una nota – poi condivisa sul suo profilo social – per stigmatizzare l’accaduto e, appunto, chiedere il passo indietro di Clun. Soltanto che quest’ultimo non ha gradito e ha querelato l’esponente del Patto per diffamazione aggravata.
Il processo si è aperto oggi nel tribunale di Udine. Moretuzzo si mostra sereno e agguerrito: “È la prima volta che mi capita di finire in tribunale ed è curioso che questo avvenga per una querela di coloro che si definiscono “fascisti del III millennio”. L’iniziativa è partita dal gruppo di Casapound che il 4 agosto scorso ha occupato l’aula del Consiglio Regionale. Mi si accusa di diffamazione perché in un comunicato stampa ho scritto che, visto che uno di questi signori era un dipendente regionale, doveva subito essere licenziato e che eravamo di fronte all’infiltrazione delle istituzioni da parte di soggetti eversivi e antidemocratici. Rimango convinto di quello che ho dichiarato e lo confermo: chi occupa illegalmente l’aula di un consiglio regionale compie un atto eversivo e antidemocratico e deve essere punito secondo la legge“.
Citando l’imminente ballottaggio tra Roberto Di Piazza e Francesco Russo a Trieste, e rimarcando il suo appoggio a quest’ultimo, Moretuzzo conclude, guardando anche al recente assalto alla sede Cgil di Roma, dicendo che oggi è importante “mettere un argine a quelle forze che ammiccano a movimenti neofascisti e il ballottaggio di Trieste è una di queste occasioni. Se poi qualche camerata non è d’accordo e si ritiene diffamato, si metta in coda e mi quereli pure. Io continuerò a chiamarli eversivi e antidemocratici“.