Il barista di Tolmezzo Copiz sulle riaperture.
“I ristori sono arrivati, ma equivalgono alle briciole. A me sono entrati 1.200 euro in un anno, ad altri nemmeno quelli. Le spese, intanto, sono andate avanti e ripartire ora per molti sarà dura”. Parole di Michel Copiz, titolare del centralissimo Caffè Manzoni di Tolmezzo. In questi mesi ha preferito tenere chiuso e non lavorare nemmeno per asporto. “E l’ho fatto per scelta: avrei dovuto lavorare da solo e occuparmi anche di controllare la gente, rischiando multe e problemi”, prosegue.
Dopo periodi difficili, si vede una luce in fondo al tunnel. Più che ristori, Copiz ha una sola richiesta. “Ci facciano lavorare, soltanto questo – allarga le braccia -. E basta con i controlli, sono stati davvero troppi. È il momento che ci permettano di ricominciare a fare ciò che amiamo, stare dietro a un bancone”. Certo, gli aiuti per le perdite subite sono ben accetti e secondo l’imprenditore carnico “è meglio dare ora ristori più corposi alle aziende, che non pagare redditi di emergenza o di cittadinanza tra 6 mesi. Meglio uno sforzo adesso, per consentire a chi ha un’attività di rimanere aperto, preservando l’occupazione”. La rabbia di Copiz viene anche dal raffronto con le chiusure di locali in Austria e Germania: “Da quanto mi raccontano gli amici colleghi – conclude il titolare del Manzoni – i sostegni lassù sono stati importanti e soprattutto sono arrivati subito. Una situazione contraria rispetto a quella maturata in Italia”.
Uber Michelli viene dalla famiglia che dal 1997 gestisce il Bar Al Cavallino di Tolmezzo. Ha scelto di essere presente alla manifestazione di IoApro a Roma “perché mi sono sentito in dovere di farlo. Rispetto ad altri locali che lavorano soprattutto la sera, noi in qualche modo ce la siamo cavata. Ma ho comunque voluto partecipare per far sentire il nostro malumore. A molti i conti non tornano”. A lasciarlo basito è stata la gestione della protesta: “Un governo che non consente al popolo di manifestare non si merita nulla. Volevamo fare una passeggiata pacifica verso Montecitorio e non ci è stato possibile”.