Le mascherine sotto sequestro in Fvg.
I finanzieri del Comando provinciale di Gorizia stanno eseguendo presso le strutture sanitarie del Friuli Venezia Giulia il sequestro di nove tipi di dispositivi di protezione individuale per le vie respiratorie inefficaci in quanto non conformi agli standard previsti per la classificazione che riportavano. I modelli di mascherine classificati KN95, FFP2 e FFP3 che sono risultati privi dei requisiti necessari per essere considerati “Dispositivi di Protezione”, sono stati acquistati dalla struttura del Commissario straordinario Domenico Arcuri per l’emergenza per essere distribuiti ad infermieri, medici, in servizio presso le RSA e le strutture sanitarie regionali, ivi comprese quelle dedicate al COVID-19.
Nel dettaglio, le menzionate mascherine venivano distribuite anche agli equipaggi delle ambulanze, ai “caregiver” e operatori sanitari dell’assistenza domiciliare, nonché a quanti impegnati nelle stanze di degenza di pazienti risultati positivi al COVID, sale operatorie e aree interventistiche. Le indagini, che in questa fase si sono concentrate sui DPI che presentavano le maggiori anomalie formali e documentali, come l’abuso del marchio CE, hanno consentito di ricostruire la filiera di distribuzione e contestare l’ipotesi di reato di “Vendita di prodotti industriali con segni mendaci” di cui all’articolo 517 del Codice Penale.
Le meticolose analisi di laboratorio hanno, infatti, permesso di appurare che un modello su due dei campioni acquisiti nell’ambito degli accertamenti era classificabile come mascherina antipolvere (FFP1) o inferiore. Infatti, alcuni modelli hanno rivelato una capacità filtrante 10 volte inferiore rispetto a quanto imposto dagli standard europei FFP2 e cinese KN95, instillando negli operatori sanitari una falsa sicurezza in merito all’efficacia protettiva.
Tutte le mascherine in questione sono state validate, per effetto delle semplificazioni istruttorie previste dalla normativa emergenziale che ha derogato ai ben più rigorosi standard di sicurezza previsti dalla normativa comunitaria, mediante la sola analisi della documentazione fornita dai produttori cinesi e successivamente rivelatasi non veritiera. Sono in corso gli accertamenti necessari per individuare responsabilità nella catena di approvvigionamento e quantificare quante mascherine della stessa tipologia siano state impiegate o siano tuttora in uso su tutto il territorio nazionale. L’attività si inquadra nel quotidiano lavoro svolto dalla Guardia di Finanza teso alla tutela e protezione del cittadino, anche nei luoghi di lavoro, da prodotti insicuri e/o recanti false indicazioni, oltre che alla verifica del corretto impiego dei fondi pubblici.