Sporta denuncia contro ignoti per il caso “Centro stupri”.
Un’associazione di Udine sporge denuncia per il caso “Centro stupri”. Si arricchisce di una nuova puntata la vicenda che coinvolge alcuni ragazzi che, negli scorsi giorni, hanno sfoggiato la discussa t-shirt alla discoteca Kursaal di Lignano Sabbiadoro. Su di loro si è scatenata una polemica mediatica e la questura di Udine ha aperto un’inchiesta.
L’associazione ZeroSuTre che ha come scopo quello di prestare assistenza alle donne vittime di maltrattamento e violenza ha depositato in data odierna una denuncia querela contro ignoti per il reato di istigazione a delinquere per i fatti avvenuti in S. Daniele del Friuli e a Lignano Sabbiadoro ad opera di giovani maggiorenni. Oltre alle magliette con la scritta “Centro stupri”, nel mirino è finito anche l’uso via social di espressioni tendenti a istigare alla violenza sessuale e all’odio razziale.
Secondo l’associazione, guidata dalla presidente Rosi Toffano, il deposito della denuncia rientra tra gli atti doverosi da parte di chi da anni, tramite il proprio operato, ha avuto modo di verificare quanto il fenomeno della violenza contro le donne e dell’uso del linguaggio d’odio attraverso i social, sia drammaticamente attuale, e di come le storie delle donne vittime siano a dir poco sconvolgenti, più che mai nell’ambito di una società civile, il cui futuro è affidato alle nuove generazioni. “Spetterà alla competente autorità giudiziaria, che già si è attivata, svolgere gli opportuni accertamenti e le necessarie valutazioni giuridiche – aggiunge ZeroSuTre -. Quel che è certo è che non si possono derubricare a bravate o sottovalutare nella loro gravità fatti commessi da ragazzi maggiorenni che paiono, allo stato delle conoscenze, essere portatori di culture e ideologie fondate sul disprezzo delle donne e sulla discriminazione razziale, sino a giungere a esaltare lo stupro e i forni crematori. Si rende dunque necessario un approfondito percorso giudiziale affinché sia chiarita la natura anche giuridica di tali comportamenti, non potendosi anteporre scorciatoie di alcun tipo a tale approfondimento”.
Azione condivisa anche dalla Commissione regionale pari opportunità. “Da donna – spiega la presidente Dusolina Marcolin – ho provato sgomento nell’apprendere la vicenda. E anche una tristezza infinita, perché nel 2020 è inaccettabile che, dopo tutta la comunicazione a tal proposito, si usi ancora un simile linguaggio d’odio. Un quadro ancor più deprimente, se si pensa al lavoro di associazioni sul territorio a supporto delle donne che hanno subìto violenza”.
La Commissione, secondo Marcolin, continuerà a lavorare per divulgare la cultura del rispetto di ambo i generi “magari – aggiunge la presidente – partendo dalle generazioni più piccole. Però bisogna incidere anche sui genitori e sugli adulti in genere. E tutto il percorso che ha portato i giovani a indossare quelle magliette mi lascia basita”. Che cosa intende? “Mi sorprende che chi ha stampato le t-shirt non si sia fermato a pensare sul messaggio che veniva veicolato. E poi, che da casa alla discoteca nessuno li abbia intercettati per far capire loro che stavano sbagliando”.
Che appello rivolge a questi giovani? “A ragazzi e ragazze coinvolti – conclude Marcolin – chiedo di rendersi responsabili e fautori di un messaggio opposto a quello comparso sulle magliette. Dovrebbero essere promotori di azioni contro la violenza, andando in giro a spiegare perché hanno commesso un errore a comportarsi così, uno sbaglio che stanno pagando caro. Dovrebbero spiegare perché una cosa del genere non si fa, dando anche i motivi del perché sia un errore”.